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Minsk 2, si combatte prima della tregua

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Europa

Minsk 2, si combatte prima della tregua

LE INCOGNITE

Domani dovrebbe scattare

il cessate il fuoco, ma resta

irrisolto il nodo del controllo

sui confini orientali

dell’Ucraina con la Russia

Nelle 48 ore scarse di guerra prima della tregua, che a Minsk i negoziatori franco-tedeschi sono stati costretti a lasciare ai due nemici – soprattutto a Putin – si combatte ovunque, lungo il fronte dell’Ucraina orientale. Nessuno dubitava che sarebbe accaduto. E pochi ora sono certi che davvero questa sera, come concordato allo scadere della mezzanotte, tutto si calmi per lasciare spazio alla speranza.

Con il distacco che l’osservatore internazionale deve tentare di mostrare, Michael Bociurkiw, il portavoce dell’Osce, spiega di essere convinto che gli accordi presi giovedì in Bielorussia alla fine saranno rispettati. «Ma sfortunatamente», aggiunge, «per il momento c’è uno scambio di colpi davvero preoccupante» in varie zone del fronte. Gli esperti di disimpegni militari e cessate il fuoco sostengono che siano troppo pochi i 412 osservatori che – se davvero si smetterà di sparare – metterà in campo l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

La verifica degli impegni presi a Minsk, scoprire i responsabili delle violazioni e denunciarli, lungo una linea del fronte tortuosa, pericolosa e ancora piena di armi, richiederebbe una mobilitazione maggiore. Ma queste sono le forze che ora la pace può permettersi di mettere in campo. Se sarà ottenuta la tregua, e verrà rafforzata, a partire dal secondo giorno successivo inizierà una fase non meno complicata: il ritiro dalla zona di guerra di tutte le armi pesanti, soprattutto carri armati, mezzi blindati e artiglieria. Entro quindici giorni una zona cuscinetto larga fra 50 e più di cento chilometri dovrà essere completamente liberata da quelle armi.

Di tutte le zone di guerra indicate da Michael Bociurkiw dell’Osce, «la situazione più difficile è a Debaltseve», ammette il portavoce militare ucraino Andry Lysenko. Debaltseve è un villaggio e un nodo ferroviario strategico. Per la sua conquista si combatte ininterrottamente da oltre un mese. Ieri gli scontri si sono intensificati perché i separatisti vogliono conquistare la posizione prima che scatti la tregua. I filo russi hanno conquistato poco più a Nord il villaggio di Artemivsk, bloccando l’unica strada ancora libera per Debaltseve: ora gli 8mila soldati ucraini che la stanno difendendo, sono completamente accerchiati. Ma ancora ieri sera non davano l’impressione di volersi arrendere.

I politici che venerdì a Minsk avevano negoziato e parlato molto, ora tacciono. Non c’è più nulla che la politica possa aggiungere, per il momento: bisogna solo attendere che scatti la tregua e che tenga. L’ultimo bilancio credibile di questa guerra è quello delle donne e degli uomini delle Nazioni Unite sul campo. I morti indicati sono 5.486, i feriti 12.972; 5,2 milioni è la popolazione sotto le bombe in quella zona di guerra e 978.482 i profughi, 119.832 dei quali bambini.

Il bilancio è fermo al 6 febbraio, una settimana fa, seguita dai sette peggiori giorni di guerra dell’intero conflitto. E nella migliore delle ipotesi manca ancora un giorno alla tregua: sarà il peggiore di tutti i precedenti. Il b ilancio dell’Onu, dunque, non può che essere incompleto in tutte le sue voci. Il timore è che il vertice di Minsk non abbia previsto un piano B nel caso in cui questa notte i combattenti e i loro referenti politici decidano d’ignorare la tregua e continuare la loro guerra.

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