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Veneto Banca, sì “bulgaro” a Spa, aumento e…

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il credito malato

Veneto Banca, sì “bulgaro” a Spa, aumento e Borsa. Carrus: «Abbiamo i numeri per salvarci»

Dopo sei ore di assemblea, l’assemblea straordinaria dei soci di Veneto Banca, riunita nella tensostruttura allestita a Volpago del Montello (Tv), vota a favore della trasformazione da popolare in Spa, l’aumento da un miliardo di euro e la quotazione in Borsa. Per tutta la durata dell’assemblea il clima è apparso composto, con molti interventi critici e malumori diffusi, ma anche con un chiaro orientamento positivo verso le misure richieste anche dalla Banca centrale europea.

A favore del primo punto (trasformazione da popolare in Spa), hanno votato 11.102 soci su 11.430 presenti, 97,12%. Sul secondo punto (aumento di capitale) si sono espressi a favore 10.711 soci (97,37%), mentre sul terzo (quotazione in Borsa) hanno votato favorevolmente 10.067 (97,33%).

Al “pacchetto” concordato con la Vigilanza, in assenza del quale la Bce ha preannunciato un intervento immediato, con il probabile avvio della procedura di risoluzione e una serie di epiloghi possibili che vanno dall’aggregazione forzata al bail in, le contestazioni sono state contenute. Tra la maggior parte dei presenti prevale la consapevolezza della necessità di approvare il cambiamento e del rischio che si correrebbe nell’eventualità di un commissariamento.

“Abbiamo i numeri per resistere”. Intervento realizzato quasi a braccio - e molto applaudito dai soci - per l’a.d Cristiano Carrus che, prima della presentazione dettagliata del piano industriale, ha ricordato che la «trasformazione in Spa è un obbligo di legge». L’alternativa è quella della «liquidazione coatta amministrativa». Usando un paradosso, il manager ha ricordato come «possiamo anche ridurre gli attivi sono gli 8 miliardi» per evitare la riforma. A fronte però di «75 miliardi di attivi e 6mila dipendenti» questo significherebbe «perdere 4mila posti di lavoro». Non «voglio essere un coroner, un anatomopatologo» di una banca che, ha riconosciuto il manager, è «in difficoltà, la cui immagine è sicuramente appannata». «Voglio essere un infermiere, un piccolo medico per salvare la pelle» della banca, ha detto il manager. Veneto Banca ha «numeri, potenziali e capacità di poter resistere ancorchè qualcuno ogni tanto lo metta in dubbio e non mi riferisco all’autorità nazionale». A proposito della necessità di varare l'aumento di capitale da un miliardo, Carrus ha smentito che ci sia l'idea di voler svendere l'istituto a Banca Imi, istituto che ha pregarantito l'aumento di capitale: «L'accordo con Imi è per avere meno del 20%. E ci sono altre banche, una decina, che eventualmente interverranno». «L'auspicio – ha concluso il manager - è che voi ci crediate». In conclusione, la domanda del manager ai soci: bisogna chiedersi «se questo sia l’utimo giorno di Veneto Banca o l’ ultimo giorno della vecchia Veneto Banca». Applausi convinti di molti soci, alcuni anche in piedi.

“Addio al passato”. Nel suo intervento di apertura dell’assemblea, il presidente Bolla ha sottolineato che «oggi si avvia una rottura definitiva rispatto al passato». E che «questo momento» è un’«occasione unica e irripetibile per tornare motore dello sviluppo economico». È stata letta, come da attese, la lettera della Vigilanza Bce, a firma della responsabile Danièle Nouy, in cui si ricorda che la banca veneta non rispetta i requisiti richiesti e che deve varare tutte e tre le misure previste. Bolla ha ricordato come anche altre banche italiane abbiano registrato una svalutazione del valore dell’azione negli ultimi anni. «C'è un diffuso e profondo senso di delusione», ha riconosciuto Bolla parlando ai soci presenti. Per questo il cda ha deliberato di affidare ai consulenti legali di valutare gli estremi per un’azione di responsabilià nei confronti degli ex vertici per malagestio. «Paiono sussistere elementi di fatto e diritto nei confronti di taluni responsabili. Non appena saranno quantificati i danni il Cda convocherà un’assemblea straordinaria per votare l'azione di responsabilità». Bolla ha quindi concluso il suo discorso chiedendo ai soci di votare a favore delle proposte perchè altrimenti «si getterebbero fuori dalla finestra oltre 130 anni di sacrifici» di questa banca.

L’aumento di capitale.In precedenza, il presidente aveva chiesto ai soci di deliberare in merito alla proposta di attribuire agli amministratore la delega, da esercitare in un periodo massimo di cinque anni, per varare un aumento di capitale da un miliardo di euro, da offrire in opzione agli azionisti. L’aumento servirà a ricostituire il patrimonio, riportandolo in equilibrio rispetto alle richieste della Vigilanza della Bce. «Il Cet 1 ratio della banca evidenza un valore molto inferiroe a quello richiesto dalla Bce», si legge nella relazione illustrativa.

Il recesso.Bolla ha ricordato che il valore delle azioni ai fini del recesso è di 7,3 euro, anche se si tratta di un valore puramente virtuale visto che la Banca non potrà garantire il rimborso a chi volesse esercitarlo: «La banca non si trova nelle condizioni di poter ottenere da Bce l’autorizzazione per procedere al rimborso, anche solo parziale, a seguito della trasformazione in Spa». «Dall’esito della votazione dipende in larga parte il futuro della Vostra banca - ha detto ancora il presidente Pierluigi Bolla -: l’elevato numero di presenze dimostra che rilevanza non è sfuggita a voi soci». Avviando i lavori, il presidente ha proposto di riunire la discussione dei tre punti, in modo da contenere la durata dell’assemblea.

Gli interventi dei soci. Sono circa 70 i soci che si sono iscritti a parlare durante l’assemblea. Il clima è partecipato ma dai toni comunque civili. Prevalgono per ora gli interventi a favore delle misure proposte dal Cda. Tra gli interventi favorevoli, seppure con diverse sfumature e non privi di critiche e malumori, quelli di Giovanni Schiavon (presidente Associazione Azionisti Veneto Banca), Diego Carraro (presidente dell’Associazione “Per Veneto Banca”), Andrea Tomat (presidente di Lotto Sport Italia ed ex presidente di Confindustria Veneto) e l’imprenditore Giorgio Jannone. Numerosi anche gli interventi di piccoli azionisti, molti dei quali chiedono con forza la massima trasparenza e che si proceda nell’azione di responsabilità.

Oltre 5mila i posti a sedere a disposizione nella maxi tensostruttura allestita accanto a Villa Loredan, sede della banca. Altri duemila posti nella villa e 500 in un’ulteriore tensostruttura. Più di cento tra poliziotti e carabinieri e controlli con metal detector all’ingresso. Il clima è teso ma composto.

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