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Etruria perde 26 milioni nel crack Verdiglione

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MUTUO MAI PAGATO

Etruria perde 26 milioni nel crack Verdiglione

  • –di con un post di Econopoly

Chiamava i banchieri «i nuovi letterati». Forse è stata la sua favella, forse le valutazioni stratosferiche dei beni — tutte da verificare — a consentire ad Armando Verdiglione, 71enne psicologo e guru della “cifrematica”, di ottenere dalle banche decine di milioni per Villa San Carlo Borromeo, Srl che possiede l’omonima dimora di Senago (Milano), 7 chilometri a nord di Expo. Ora però la società è fallita ed emergono sofferenze bancarie per 73,4 milioni: 18,3 sono in capo a Intesa Sanpaolo, altri 25,9 milioni finiscono nel falò dei crediti di Banca Etruria. Si tratta di un mutuo ipotecario di terzo grado per 20 milioni concesso dalla Direzione generale dell’istituto di Arezzo “risolto” il 22 novembre insieme a Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. Il resto della somma sono interessi sul mutuo non pagati dalla Srl di Verdiglione.

Villa San Carlo Borromeo è una dimora che risale al Trecento e ospita un hotel cinque stelle lusso da 50 stanze, un ristorante, venti sale da convegni per mille posti, il Borges Cafè e un parco di 10 ettari. La Srl è stata dichiarata fallita l’11 giugno dal Tribunale di Milano che il 21 dicembre ha tenuto l’esame dello stato passivo. Nel 1983 Verdiglione aveva acquisito la dimora storica, in stato di abbandono e vincolata da una serie di norme, dalla famiglia Borromeo.

Lo psicologo di Caulonia (Reggio Calabria) era consigliere della Srl, presidente sua moglie, Cristina De Angeli Frua. Il 99,76% delle quote della società, per oltre 399 milioni, era della Fondazione di cultura internazionale Armando Verdiglione – Università internazionale del secondo rinascimento, il restante 0,24% del Movimento cifrematico, ma in passato le quote erano circolate tra anonime inglesi (Aleph City Ltd, Coffsharb e Wisden Rock). Nel 2005 la società si chiamava Makaria Srl e aveva 20mila euro di capitale con opere d’arte valutate 60 milioni. Al 30 giugno 2013, data dell’ultimo bilancio, il capitale era “salito” a 400 milioni su 141 di fatturato a fronte di una perdita di 8.660 euro. I fabbricati erano a bilancio per 253,8 milioni e i «beni museali strumentali» erano valutati 237,8. I crediti totali ammontavano a 34,5 milioni, i debiti a oltre 80: 63 verso banche, 1,5 con la Regione Lombardia, altri 18 nei confronti dei fornitori.

Nell’esercizio chiuso al 30 giugno 2006 Makaria veniva incorporata in Villa San Carlo Borromeo Srl. Avveniva un concambio per cui terreni e fabbricati passavano da una valutazione di 46,5 a 187 milioni, i beni d’antiquariato da 18,2 a 44,7, le opere d’arte da 21,3 a 84,8. Spuntava il “marchio Villa San Carlo” valutato 25 milioni. Le immobilizzazioni quadruplicavano da 86 a 341,7 milioni. Il capitale saliva da 9,3 a 400 milioni, grazie ad «apporti dei soci» per 135 e altri «conferimenti» per 256. Una stima redatta in quel periodo da Atisreal Italia (gruppo Bnp-Paribas) valutava il complesso immobiliare non meno di 290 milioni. Il museo, secondo il sito web della villa, è «sede di mostre d’arte provenienti da tutto il mondo, continua e coltiva la tradizione artistica e culturale del cardinale Federico Borromeo» con «seminari e conferenze» nelle sale «che ospitano una collezione permanente di grandi maestri del Novecento, italiani e europei». Difficile stabilire però il valore di mercato delle opere d’arte: le perizie di stima di quadri, litografie e sculture erano firmate da collaboratori, partner d’affari o dipendenti di Verdiglione.

Lo psicologo ha un curriculum giudiziario che segna quattro anni e due mesi nell’86 per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace (Bernard-Henri Lévy e altri intellettuali acquistarono una pagina di “Le Monde” per difenderlo) e nel 1992 un patteggiamento a un anno e quattro mesi. Nei giorni scorsi Verdiglione — che negli anni ha ripetuto di ritenersi vittima di complotti — è stato di nuovo condannato in primo grado a nove anni (e la moglie a sette) per associazione a delinquere, frode fiscale, truffa alle banche e allo Stato per emissione di fatture per operazioni inesistenti realizzate dalle Srl che gestivano, oltre alla villa di Senago, Villa Rasini Medolago a Limbiate. Ville ora sequestrate rispettivamente per 100 e 10 milioni.

Già in passato la magistratura aveva sequestrato le ville sostenendo che le fatture false servivano a evadere il Fisco, ma il 28 giugno 2011 il Riesame aveva annullato i sequestri spiegando che sì, le fatture erano false e le operazioni inesistenti, ma “solo” per alterare i conti in modo che le banche erogassero fondi. Se, su quelle notizie, l’Etruria si fosse mossa per tempo avrebbe recuperato almeno in parte i suoi crediti, perché villa San Carlo dovrebbe essere “capiente”. Ma non avvenne nulla: ad Arezzo — come pure altrove — le cifre parevano non contare, contava solo la “cifrematica”.

nicola.borzi@ilsole24ore.com

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