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Per i bond delle autonomie scende in campo la Bce

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Per i bond delle autonomie scende in campo la Bce

  • –Chiara Bussi

Dallo scorso dicembre anche i bond locali europei sono entrati a pieno titolo nella lista della spesa del Quantitative easing della Bce. Per l’Italia, secondo le ultime stime, l’Istituto di Francoforte potrà acquistare fino a un massimo che oscilla tra i 7 e gli 8,6 miliardi. Una quota ben inferiore a quella tedesca, che vanta un mercato delle emissioni locali più sviluppato rispetto ai partner europei e che potrà beneficiare di acquisti tra 58,1 e 70 miliardi.

Lo shopping dei cosiddetti «subsovereign» non riguarderà la totalità degli asset, ma solo quelli che rispettano determinati criteri: un rating a livello di investimento, una scadenza compresa tra i 2 e i 30 anni e un rendimento non inferiore al tasso di deposito (-0,3%). Nei quattro Paesi big dell’Eurozona (Italia, Germania, Francia e Spagna), secondo Rabobank, il mercato delle emissioni locali vale circa 321 miliardi. Di questi solo 239,42 rientrano nel raggio d’azione dell’Eurotower e 79 (pari al 33%, il limite massimo consentito) potranno essere effettivamente acquistati.

Il fatto che la Bce diventi compratore di ultima istanza accende l’interesse sul mercato delle obbligazioni regionali. Per l’ente che le emette, poi, l’acquisto da parte di Francoforte diventa una sorta di “bollino di garanzia” sulla qualità del proprio strumento. L’impatto della misura è però direttamente proporzionale all’ammontare detenuto.

Il maggiore beneficiario di questa misura sarà dunque la Germania. Per Matt Cairns, analista di Rabobank, il bacino potenziale di obbligazioni locali tedesche che rientrano nei parametri considerati è 176,2 miliardi. Secondo i calcoli effettuati dal team guidato da Felix Ejgel, direttore della sezione Sovereign and International Public Finance rating di S&P, si tratta invece di 210 miliardi, che diventano poi 70 effettivi.

«Lo sviluppo del mercato tedesco delle obbligazioni delle amministrazioni comunali e dei Länder - spiega Marcel Fratzscher, direttore del think tank Diw Berlin - è legato alla struttura del governo su tre livelli con 16 Länder e 700 amministrazioni locali con competenze sulla spesa, sulla riscossione delle tasse e con un proprio debito». Mentre a livello federale per il secondo anno consecutivo è stato centrato l’obiettivo del “deficit zero” e il debito pubblico ha iniziato il graduale percorso di avvicinamento alla soglia del 60% rispetto al Pil come previsto dal Patto di stabilità Ue, «circa il 60% dei Comuni tedeschi - rileva Fratzscher - è in rosso di bilancio, con un gap di investimenti di 132 miliardi, e anche il 40% dei Lander, specie al Nord, ha una situazione di alto indebitamento». Accanto alle tradizionali forme di finanziamento bancario si sono fatte dunque strada le emissioni sul mercato dei capitali, con un valore quintuplicato rispetto ai primi anni Duemila, secondo un recente studio di Deutsche Bank. «I proventi delle emissioni - aggiunge il direttore del Diw - vengono utilizzati per ripagare gli interessi sul debito, ma anche per finanziare gli investimenti: infrastrutture o edifici scolastici con i bond comunali, trasporti pubblici, istruzione e inclusione sociale in alcune regioni».

Il secondo mercato europeo dei bond regionali è la Spagna, altro Paese dove è forte il decentramento amministrativo e dove alcune regioni presentano un rosso di bilancio. Le emissioni valgono oggi tra i 38 (secondo Rabobank) e i 50 miliardi (sulla base dei calcoli di S&P) e la Bce potrà acquistare fino a un massimo di 8,4 miliardi secondo la banca olandese e di 16,5 miliardi per S&P.

Per l’Italia il mercato dei bond regionali e locali vale 27,67 miliardi secondo Rabobank e 20 miliardi per S&P. «Nel nostro Paese - spiega Andrea Monticini, docente di econometria all’Università Cattolica di Milano - esiste una lunghissima tradizione di prestiti emessi da enti locali per finanziare specifici progetti fin dalla fine dell’Ottocento. Tuttavia oggi questa modalità di finanziamento non è molto diffusa, se confrontata con l’esperienza tedesca. Una possibile ragione risiede nei maggiori oneri richiesti agli enti locali per poter collocare questi prestiti sui mercati rispetto a forme di finanziamento alternative».

Tra i quattro grandi dell’Eurozona la Francia è il Paese che avrà un minore beneficio della misura, visto che lo strumento è meno sviluppato: il mercato vale 11,4 miliardi e gli acquisti massimi possibili si fermano a circa quattro.

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