Mondo

Merkel, quasi un referendum sugli immigrati: al voto un tedesco su…

  • Abbonati
  • Accedi
Test Elettorale in tre laender

Merkel, quasi un referendum sugli immigrati: al voto un tedesco su 5. Rischio xenofobi di AfD per Angela

FRANCOFORTE - È il test più serio della leadership di Angela Merkel dopo le elezioni politiche del 2013. E ci sono tutte le premesse perché non vada affatto bene. Trasformate in un referendum sulla politica del cancelliere di porte aperte ai rifugiati, le elezioni regionali in tre Laender, che fino all’autunno scorso, secondo i sondaggi, avrebbero dovuto essere un chiaro successo per i democristiani del capo del Governo, li vedono oggi in difficoltà almeno in due Stati su tre. La crescente opposizione alla linea del cancelliere sull’accoglienza ai rifugiati erode il consenso della Cdu e lancia il partito anti-immigrati Alternative fuer Deutschland. Ma, anche in caso di insuccesso, sarebbe prematuro intonare il de profundis per la carriera di Angela Merkel.

La stampa tedesca ha battezzato la tornata elettorale Super-Sonntag, la Superdomenica, a scimmiottare le primarie negli Stati Uniti: il fatto che vada alle urne il 20% dell’elettorato dell’intera Germania, circa 12,7 milioni di votanti, per il rinnovo dei tre consigli regionali dà un senso al nomignolo.

Il fenomeno più clamoroso della vigilia è l’ascesa di AfD, riconvertito lo scorso anno da movimento anti-euro a movimento anti-immigrati, proprio quando la signora Merkel lanciava la sua iniziativa di “benvenuto” ai rifugiati. Il timing non avrebbe potuto essere più propizio. Gli incidenti di Capodanno a Colonia, con centinaia di donne aggredite da bande di immigrati, hanno dato l’impulso decisivo ai consensi di AfD, che occupa, per la prima volta nella scena politica tedesca, uno spazio alla destra della Cdu. Non a caso, a differenza di precedenti occasioni, l’analisi dei flussi elettorali dice che AfD sta sottraendo consensi soprattutto al partito del cancelliere. Con il voto di domani AfD, che non si fa problemi a raccogliere l’appoggio della ultradestra xenofoba, sarà presente in otto parlamenti regionali su 16.

In Sassonia-Anhalt, uno Stato dell’Est fra i più poveri del Paese, l’effetto anti-rifugiati si somma all’alta disoccupazione e alla protesta anti-sistema per proiettare AfD al 18% nei sondaggi. La Cdu è al 32% e il capo del Governo regionale, Rainer Haselhoff, verrà riconfermato probabilmente in grande coalizione, come a livello nazionale, con i socialdemocratici della Spd, quarto partito nei sondaggi, con il 14%, dietro anche alla sinistra della Linke (20%).

In Renania-Palatinato, la Spd, al governo da 25 anni, cerca l’ennesima conferma. Sarebbe un colpo durissimo per le scoperte aspirazioni del candidato della Cdu, Julia Kloeckner, di diventare il delfino della signora Merkel. A lungo favorita, la Cdu è oggi sotto la Spd di un’incollatura (35 a 36%). Grande coalizione inevitabile.

Ma il bersaglio grosso del voto è il Baden-Wuerttemberg, cuore industriale del Paese e terzo Stato più popoloso. Sull’onda emotiva di Fukushima, cinque anni fa i Verdi elessero qui per la prima volta un loro Minister-Praesident regionale, Winfried Kretschmann, che pare avviato alla riconferma (32%, a 29% della Cdu). È qui che i democristiani puntavano molte carte, che l’ascesa di AfD (all’11% nei sondaggi) ha sparigliato.

Il futuro di Angela Merkel visto dall’esito di queste regionali, tuttavia, rischia una lettura parziale, a meno che il partito, nel quale peraltro non c’è un ovvio successore, venga preso dal panico. Da qui alle politiche del 2017 mancano 18 mesi (e altri 5 voti nei Laender).

La maggior frammentazione del quadro politico con l’arrivo di AfD (e la resurrezione, almeno parziale, dei liberaldemocratici della Fdp) tra l’altro rende la Cdu il centro imprescindibile di qualsiasi futura coalizione. Se da qui ad allora il cancelliere riuscirà a dare una soluzione accettabile alla questione dei rifugiati, si farà più difficile scalzarla.