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Con Sarraj anche i signori del petrolio

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Medio Oriente

Con Sarraj anche i signori del petrolio

  • –Gianandrea Gaiani

Passo dopo passo Fayez al-Sarraj sembra consolidare la sua leadership, almeno in Tripolitania. Dopo aver lasciato Tunisi sbarcando mercoledì scorso nella base navale tripolina di Abu Sittha, il neo premier continua a incassare adesioni importanti per riuscire a trasferire in tempi ragionevoli il governo nella capitale. Dopo la fuga a Misurata di Khalifa Ghweil, premier del governo islamista di Tripoli, le cose sembrano correre in discesa per il nuovo esecutivo di unità nazionale voluto dalle Nazioni Unite.

Ieri la Compagnia petrolifera nazionale libica (Noc) ha annunciato che sta lavorando con il governo di al-Sarraj per coordinare la piena ripresa dell’export del greggio. Il numero uno della società, Mustafa Sanalla, ha anche dato il benvenuto all’impegno del Consiglio di Sicurezza Onu per l’integrità della compagnia, minacciata dai tentativi del governo insediato nell’est della Libia di vendere autonomamente petrolio. Un chiaro attacco al governo di Tobruk, considerato legittimo dalla comunità internazionale fino alla nascita dell’esecutivo di al-Sarraj. «Con il recente annuncio della Guardia degli impianti petroliferi (Pfg), che intende riaprire i porti adibiti all’export - si legge nel comunicato di Sanalla - spero che la Noc e le risorse petrolifere possano fornire una piattaforma solida per costruire la ripresa».

Il governo Sarraj ha ricevuto anche l’appoggio della Pfg, milizia che controlla le installazioni petrolifere nel Golfo della Sirte e le ha difese dai recenti attacchi dello Stato Islamico. La Pfg è stata finora alleata del generale Khalifa Haftar che guida l’esercito di Tobruk. Il portavoce della milizia a guardia dei siti petroliferi, Ali al-Hassi, ha annunciato che la Guardia è pronta a riaprire i terminal di Zuetina, Es Sider e Ras Lanuf, senza però precisare quando. Il portavoce della Noc, Majid al Harari, aveva ottimisticamente annunciato che entro due mesi la produzione di greggio arriverà a 800mila barili di petrolio al giorno, dagli attuali 350 mila.

Dopo le dieci città situate tra Tripoli e il confine tunisino, sostegno al governo di intesa nazionale è giunto ieri anche dalle 13 città meridionali riunite nell’Unione delle municipalità della Libia del Sud che hanno presentato alcune richieste: assicurare la sicurezza alle frontiere meridionali, garantire denaro, elettricità, cibo e medicine alla popolazione e la riapertura dell’aeroporto di Sebha.

Sarraj sembra puntare su un approccio morbido nei confronti degli oppositori, si è detto convinto che ci sarà una transizione pacifica a Tripoli e che quanti si oppongono al suo insediamento si trasferiranno tutti a Misurata. Ahmed Miitig, uno dei suoi vice, aveva indicato giovedì le quattro priorità del governo: garantire la sicurezza, rimettere in sesto le istituzioni nazionali, rendere operative la Banca centrale e la Noc e combattere lo Stato Islamico.

Miitig sostiene che l’85% delle milizie della Tripolitania appoggiano il governo di unità nazionale. Un dato tutto da verificare, considerato che alcune tribù e le milizie di Zintan sono alleate del governo di Tobruk e dell’esercito di Haftar che nelle scorse settimane aveva annunciato di voler conquistare Tripoli. Più che un’offensiva contro l’Isis (le cui milizie non stanno approfittando del caos per ulteriori avanzate ma sembrano consolidare le posizioni nei territori conquistati) potrebbero essere imminenti scontri tra le fazioni islamiste divise tra oppositori e sostenitori di Sarraj o una recrudescenza degli scontri tra le milizie fedeli a Tobruk e quelle di Fratelli Musulmani e salafiti la cui contrapposizione potrebbe aprire a una concreta possibilità di separazione tra Tripolitania e Cirenaica.

Del resto l’esecutivo di al-Sarraj ha avuto il vento in poppa solo dopo gli incontri che Kobler ha avuto il 30 marzo a Istanbul con gli esponenti dei partiti della Tripolitania inclusi gli islamisti sostenuti da Turchia e Qatar. L’orientamento di Ankara e Doha sembra quindi aver influito sul crescente sostegno ad al-Sarraj che gode dell’appoggio internazionale, scaricando l’ormai screditato Khalifa Ghwell. Non è forse un caso che in concomitanza con il summit a Istanbul, al-Sarraj abbia strizzato l’occhio agli islamisti dichiarando che «la sharia è fonte di ogni legislazione e tutto quello che è contrario ad essa è privo di valore». Un punto su cui sarebbe d’accordo anche l’Isis.

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