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Grecia, si tratta su tre tavoli

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Grecia, si tratta su tre tavoli

  • –Beda Romano

amsterdam

È una partita ancora incerta quella dal cui esito dipende l’esborso di nuovi aiuti finanziari alla Grecia in un momento in cui il Paese inizia a soffrire di una carenza di liquidità. I creditori di Atene stanno negoziando alacremente su tre tavoli, prevedendo tra le altre cose anche misure preventive di bilancio e un alleggerimento del debito pubblico. Il tentativo è di trovare una intesa in una riunione straordinaria dell’Eurogruppo, possibilmente giovedì prossimo.

«Crediamo che siano stati compiuti progressi sostanziali», ha detto ieri qui ad Amsterdam il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem. «Siamo vicini a un accordo su molti aspetti chiave (…) Il livello di collaborazione tra le parti è forte e produttivo». Da settimane ormai Atene e i suoi creditori stanno trattando l’esborso di nuovi prestiti, legati a un pacchetto negoziato l’estate scorsa e che prevede aiuti complessivi per circa 85 miliardi di euro.

Dijsselbloem ha spiegato che se i prossimi negoziati saranno produttivi, ci sarà giovedì una nuova riunione dell’Eurogruppo per sancire l’accordo politico. In una conferenza stampa dopo una riunione informale dello stesso Eurogruppo prevista da tempo, Dijsselbloem ha illustrato i tre tavoli della trattativa. Il primo riguarda il pacchetto di riforme (pari al 3% del Pil, o 5 miliardi di euro) dal quale dipendono nuovi immediati aiuti. I nodi principali sono la riforma pensionistica e il riassetto bancario.

Il secondo nodo oggetto di trattative è relativo a un pacchetto di eventuali misure di politica economica (pari al 2% del Pil, o 3,5 miliardi di euro) che il governo greco sarebbe chiamato a introdurre nel caso il programma di risanamento dovesse, per così dire, arenarsi. Il presidente dell’Eurogruppo ha sottolineato che le misure devono entrare in vigore in modo quasi automatico. Per parte greca, c’è evidente freddezza ad accettare un impegno di questo tipo. L’obiettivo dei creditori è ottenere nel 2018 un attivo di bilancio primario del 3,5% del Pil greco.

Il terzo pacchetto, legato ai primi due, è quello dell’alleggerimento del debito pubblico greco, così come promesso dai creditori nell’estate dell’anno scorso. «I ministri sono d’accordo per escludere il taglio nominale del debito», ha precisato Dijsselbloem. La discussione quindi porterà sull’aumento delle scadenze e su ulteriori riduzioni dei tassi d’interesse.

A volere il pacchetto di misure preventive ( contingency measures ) è soprattutto il Fondo monetario internazionale, che nella partita greca è una delle istituzioni creditrici. «Devono essere chiare, approvate dal Parlamento, e con una applicazione automatica», ha detto sempre qui ad Amsterdam la direttrice generale Christine Lagarde. La questione è delicata: «La legge greca non permette di approvare in parlamento misure preventive», ha detto il ministro delle Finanze greco Euclide Tsakalotos .

Intanto, l’Fmi ha confermato che ai suoi occhi il debito greco sarà sostenibile anche solo con un suo alleggerimento, senza quindi radicali ristrutturazioni. Il Fondo, invece, è dubbioso sulla possibilità che si possa imporre alla Grecia nel lungo termine un attivo primario del 3,5% del Pil: «È un impegno impossibile da rispettare». Le trattative stanno avendo luogo mentre in Grecia, secondo il direttore del Meccanismo europeo di Stabilità Klaus Regling, emergono i primi segnali di difficoltà finanziaria.

«Sono passati quattro mesi dall’ultimo versamento di aiuti”, ha fatto notare Regling, ricordando i tempi tecnici di un nuovo prossimo esborso. Ciò detto, l’ipotesi Grexit non è d’attualità. Ancora l’anno scorso alcuni esponenti politici europei flirtavano con l’idea di un’uscita della Grecia dalla zona euro. Oggi la situazione politica è tale – tenuto contro anche dei rischi di uscita dall’Unione del Regno Unito – che nessuno vuole azzardarsi a percorrere questa strada.

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