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Obama in campo contro Brexit: «Londra in fondo alla coda se…

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VERTICE CON CAMERON

Obama in campo contro Brexit: «Londra in fondo alla coda se esce»

  • –dal nostro corrispondente Leonardo Maisano

LONDRA - «Accordi commerciali con la Gran Bretagna in caso di Brexit? Magari si faranno, ma Londra sarà in fondo alla coda». Più esplicito del previsto e senza timore di apparire invadente, il presidente americano Barack Obama riconosce che l’esito del referendum britannico sull’adesione all’Ue sarà doloroso per il Regno di Elisabetta, ma avrà conseguenze dirette anche sugli Stati Uniti. E per questo parla con franchezza, avvertendo chi gli chiede le ragioni di un pronunciamento tanto esplicito che «in democrazia è sempre meglio avere informazioni chiare». E la chiarezza passa, ovviamente, per un colpo di ramazza alla mistificazione. «Sento dire che un’intesa commerciale bilaterale con gli Usa sarà semplice. Vorrei dire io che cosa accadrà...». Londra ultima della fila, se mai riuscirà a mettersi davvero in fila per trattare un’intesa commerciale con Washington. Così sulle speranze di un immediato deal transatlantico, vagheggiato dal fronte anti- Ue, il presidente americano fa cadere la scure.

È il monito che Barack Obama ha levato, parlando al fianco del premier David Cameron, dopo aver diffuso note flautate sulla storica liaison fra i due Paesi. «La very special relationship anglo-americana – ha aggiunto - è destinata a durare comunque, ma proprio per questo quando è l’ora di decisioni nelle relazioni Ue-Usa voglio che Londra ci sia...». «L’Unione europea - ha poi precisato - non mitiga l’influenza britannica, ma la esalta» sia sul terreno della sicurezza nella lotta al terrorismo sia su quello dello sviluppo economico.

E su quest’ultimo punto è stato netto. «Lasciare un mercato dove finisce il 44% del mio export (è quanto il Regno Unito esporta nell’Unione europea, ndr) con tutte le conseguenze su occupazione e crescita? No, non credo proprio che lo farei». Un crescendo concluso con una considerazione ovvia, ma, forse, non ancora a tutti. «Quanto succede nell’Unione europea avrà, comunque, un impatto sul Regno Unito...Aprire divisioni nell’Ue significa indebolire la Nato».

Un attacco a fondo, dunque, all’edificio ideologico e strategico dei brexiters, ovvero di coloro che, come il sindaco di Londra Boris Johnson, credono che liberata dai lacci di Bruxelles, Londra, possa rifiorire. Proprio Boris Johnson nel denunciare l’«ipocrisia» di Barack Obama s’è lasciato andare a commenti sull’ascendenza - in parte keniana - del presidente Usa e sul suo presunto fastidio nei confronti di Winston Churchill. «Adoro Winston Churchill – ha detto Obama – e il suo busto è ora nel mio ufficio privato. Nell’Ufficio ovale ho collocato quello di Martin Luther King».

Polemica chiusa, o quasi, al termine di una giornata che aveva preso, fin dall’alba, una piega netta, promettendo una forte presa di posizione del capo di stato americano. Barack Obama, infatti, prima di intrattenersi, con la moglie Michelle, in un pranzo a quattro con la regina Elisabetta e Filippo di Edimburgo, prima di incontrare David Cameron, s’era presentato al popolo britannico con un appassionato appello in sostegno dell’Unione europea. Un articolo sul Daily Telegraph ha dato il ritmo alla visita a Londra che si conclude oggi, quando la coppia presidenziale volerà in Germania. «Dovete essere orgogliosi – ha scritto Obama - che l’Ue abbia raccolto i valori britannici – democrazia, stato di diritto, mercati aperti – portandoli in tutto il continente, fino alla periferia. Un’Europa forte non diminuisce la leadership globale della Gran Bretagna, ma la accresce».

Avanti dunque con una «cooperazione che darà maggiore efficacia alla condivisione della lotta al terrorismo e agli accordi economici». Obama ha riconosciuto, sia nell’articolo sia nel rispondere alle domande dei media, che la sua “intrusione” ha una ragione precisa. «Ammetto con l’onestà di un amico che il risultato della vostra decisione è motivo di grande interesse per gli Stati Uniti...Decine di migliaia di caduti americani riposano nei cimiteri europei a testimonianza di quanto la nostra sicurezza e benessere siano strettamente connessi».

Il cenno storico era inevitabile per dare a David Cameron la completezza di un sostegno a tutto tondo, capace di coniugare la very special relationship anglo –americana – tanto cara a Londra – con la difesa della partecipazione all’Ue. Barack Obama s’è proteso oltre l’immaginabile per “l’amico David”, ma anche per sè stesso nella consapevolezza che il prezzo di Brexit è carissimo. Per tutti.

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