Dicono si chiami Tommy, ma se si chiamasse Mohamed la storia del Regno Unito prenderebbe una piega del tutto diversa. Jo Cox , 42 anni, deputata, madre di due figli, stella del partito laburista e fervente militante per il fronte europeista è stata assassinata, parrebbe, da un uomo con la pelle bianca, il passaporto britannico e l’accento lower class. Un pazzo, crediamo, che, sparando, avrebbe anche urlato Britain First, a dar retta a quanto si sussurra. I mercati non hanno avuto bisogno di attendere conferme e intuita la dinamica e la paternità di quella mano assassina hanno ricominciato a comprare.
D’improvviso hanno trasformato un delitto in un destino politico, l’assassinio di Jo Cox è divenuto lente per interpretare l’esito del referendum su Brexit. Non staremo qui a straccarci le vesti sul cinismo delle piazze finanziarie, sull’odore del sangue e quello dei soldi, ma vorremmo soffermarci sull’insostenibile fragilità di un passaggio epocale per la Gran Bretagna, l’Europa, il mondo intero, tutti in attesa di questa consultazione con il fiato sospeso. Se davvero l’assassino è l’ipotetico Tommy, se davvero ha la pelle bianca, se davvero ha passaporto britannico il consenso si muoverà a favore di Remain, la trincea amata dalla povera Jo Cox. Se a cadere sotto i colpi di un immigrato apolide fosse stato un esponente di Leave la reazione sarebbe stata esattamente opposta. Sia quella, presunta, quella cioè dell’orientamento popolare, sia quella, reale, dei mercati che sulla via imboccata dal consenso si muovono.
La morte di Jo Cox è una tragedia che svela l’inconsistenza di questo referendum capace di dilaniare un Paese. Consultazione incomprensibile ai più, nella sua essenza reale, esposta solo al vento di una demagogia fatta di slogan che esemplificano quanto non è esemplificabile in uno slogan, lasciando sul terreno un crescendo di accuse reciproche che hanno avvelenato l’aria nel partito conservatore e, quel che più conta, nel Paese intero. Non c’è nulla di definitivo e tantomeno di esauriente, nulla di liberatorio, nel dibattito a cui stiamo assistendo da giorni, se non l’affastellarsi di minacciosi altolà contrastati da un muro di falsità. Ha ovviamente ragione Remain a denunciare i gravissimi rischi economici che Londra correrà qualora scegliesse di divorziare dai partners europei. Le controdeduzioni di Leave non reggono e la scorciatoia per tamponare le falle che i brexiters scelgono è una raffica di menzogne. Sono state smascherate, ma l’aria s’è appesantita. Per converso sull’immigrazione, il premier si spende in promesse irrealistiche per poi farsi smentire dagli uffici di statistica, prima ancora che da Leave.
In mezzo giace un popolo confuso che deve ragionare di proiezioni sul pil e quote di immigrati senza avere mai avuto gli strumenti adeguati per muoversi fra quelle che appaiono incongruenze, costretto a cercare di capire un’Europa per decenni demonizzata e sbeffeggiata. Da destra più che da sinistra, ma non solo da destra. Tutto ciò non può spiegare un lampo di pazzia capace di strappare la vita di una madre di 42 anni, ma è difficile immaginare questo delitto fuori dal contesto generale della consultazione del 23 giugno. Ed è difficile non pensare quanto sia stato inutile, anzi gravemente dannoso, indire un referendum sull’Europa, esponendo al vento del populismo, dell’improvvisazione, fino, se sarà provata la connessione, alla casualità di un gesto di follia criminale un dibattito sfuggito di mano e, quel che più conta, il destino di un Paese. Se è di Tommy la mano che ha ucciso Jo Cox, Remain potrebbe avvantaggiarsi, ma se fosse di Mohammed, dicevamo, a crescere sarebbe, magari, Leave. Food for thougths dicono a queste latitudini.
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