Mondo

Seul dispiega lo scudo antimissile americano

  • Abbonati
  • Accedi
Asia e Oceania

Seul dispiega lo scudo antimissile americano

tokyo

Come nella prima fase della Guerra Fredda, la Corea torna al centro di pericolose tensioni tra Cina e Russia da una parte e Stati Uniti dall’altra. La decisione annunciata ieri da Seul e Washington di dispiegare il sistema antimissilistico Thadd in Corea del Sud contro la minaccia nordcoreana ha provocato dure reazioni da Mosca e soprattutto da Pechino.

Un comunicato congiunto del Ministero della Difesa sudcoreano e del Dipartimento Usa della Difesa ha reso nota l’intenzione di collocare in tempi rapidi il sistema Terminal High Altitude Area Defense presso una struttura delle forze armate americane in Corea del Sud: entro poche settimane, secondo indiscrezioni, la località sarà scelta e il sistema diventerà operativo l’anno prossimo. L’avanzato “scudo” può intercettare missili balistici ad altissima quota, entro e fuori l’atmosfera.

La mossa è stata definita nel comunicato “difensiva” e finalizzata ad assicurare la sicurezza della Corea del Sud e del suo popolo, oltre a proteggere le forze militari dell’alleanza, «dalla minaccia delle armi di distruzione di massa e dei missili balistici della Corea del Nord». Si afferma inoltre che «non sarà diretto verso alcun Paese terzo». La Cina vede invece nello scudo antimissile americano una minaccia alla sua sicurezza nazionale e ha convocato i due ambasciatori per elevare una protesta. Il suo ministero degli Esteri ha emesso un comunicato di risoluta opposizione, chiedendo la cancellazione di una iniziativa che «destabilizzerebbe gli equilibri della sicurezza regionale». Analoga la posizione della Russia, dove già alcuni ambienti invocano un rafforzamento del dispositivo militare in Estremo Oriente.

Dal febbraio scorso Seul e Washington avevano intrapreso discussioni in proposito, in seguito a nuovi test nucleari e missilistici effettuati da Pyongyang. Nonostante nuove sanzioni internazionali, la Corea del Nord ha continuato a sfidare al comunità internazionale con nuovi lanci missilistici. Mentre il Giappone ha accolto con favore la prospettiva dello scudo antimissilistico americano nella penisola, vari analisti temono che a questo punto la collaborazione cinese sul fronte delle sanzioni alla Corea del Nord possa venire meno.

La tensione è salita questa settimana anche per un altro motivo: Pyongyang ha minacciato di reagire a quella che ha definito una «aperta dichiarazione di guerra», ossia la decisione del Dipartimento del Tesoro Usa di inserire lo stesso leader Kim Jong-un nella lista nera di persone sottoposte a sanzioni individuali (oltre a 10 altri alti funzionari del regime e 5 agenzie statali) per violazioni dei diritti umani. È la prima volta che Washington mette direttamente nel mirino il leader nordcoreano, mentre sono inedite anche le sanzioni sul piano bilaterale in base agli abusi sui diritti umani. In proposito, la Cina ha dichiarato la sua contrarietà a sanzioni unilaterali.

È infine attesa per il 12 luglio la decisione di una corte internazionale su un contenzioso territoriale nel Mar Cinese Meridionale tra Pechino e le Filippine. Circolano indiscrezioni secondo cui la pronuncia sarà sfavorevole alla Cina, che – se pure a priori ha chiarito che non riconosce alcuna giurisdizione internazionale sulla questione – troverà un altro motivo per infuriarsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA