Nel febbraio 2014 la relazione Ue sulla lotta alla corruzione redatta dalla Commissione Europea riportava: «La Corte dei Conti italiana fa notare che i costi diretti totali della corruzione ammontano a 60 miliardi di euro l’anno (pari a circa il 4% del Pil)».
Da dove arriva questo numero che rimbalza ormai da anni su numerosi quotidiani italiani e stranieri?
Per trovare la fonte occorre tornare al 2004, anno in cui la Banca Mondiale pubblica una ricerca riguardante governance e corruzione. Dove si stimava che il costo delle tangenti pagate da aziende e persone fisiche nel mondo fosse pari a mille miliardi di dollari e cioè circa il 3-4% del Pil mondiale.
In Italia “qualcuno” ha pensato di fare una semplice proporzione per poter affermare che la corruzione nel nostro paese costava ogni anno 60 miliardi, commettendo due grossolani errori: primo, la ricerca si riferisce al costo delle tangenti; secondo, la Banca Mondiale sottolinea come questa percentuale vari molto da paese a paese (secondo ceitan.org questo qualcuno è un anziano signore appassionato della materia che durante un convegno ha tirato fuori questa cifra).
Già nel 2009 il Rapporto al Parlamento del «Servizio anticorruzione e Trasparenza» (SaeT), presentato dall’allora ministro Brunetta, metteva in guardia da questa stima che, ottenuta senza un modello scientifico, rischiava soltanto di creare confusione.
Appena tre mesi dopo, nel giugno 2009, la Corte dei conti nel «Giudizio sul rendiconto generale dello stato 2008» scrive che l’impatto sociale del fenomeno della corruzione nella Pa può incidere sull’economia ben oltre le stime del SaeT di 50/60 miliardi l’anno. Così la cifra riceve una patente di attendibilità.
A questo punto il numero comincia a diffondersi sui principali quotidiani che lo riportano come cifra ufficiale attestata nel rendiconto.
L’anno successivo, siamo nel 2010, il rapporto del SaeT torna sull'argomento : «ale ipotesi (il valore della corruzione in Italia pari a 60 mld , NdR) è smentita, non solo dalla fantasiosità del procedimento usato per calcolarla, ma, prima di tutto, dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki moon, che […] ha ricordato come il costo della corruzione mondiale sia prossimo a one trillion dollar, cioè 700 miliardi di euro: pensare che in Italia sia localizzato l’8,5% della corruzione mondiale fa un po’ sorridere anche i più pessimisti».
Questo passaggio polemico sulla fondatezza della stima viene ribadito l’anno successivo nella “Relazione al Parlamento sullo stato della Pubblica amministrazione” del ministro Renato Brunetta.
Malgrado ciò, nel 2012 la stima dei 60 miliardi viene nuovamente attribuita al SaeT; nella relazione del procuratore generale della Corte dei Conti si legge: «Se l’entità monetizzata della corruzione annuale in Italia è stata correttamente stimata in 60 miliardi di euro dal SaeT […], rispetto a quanto rilevato dalla Commissione Ue l’Italia deterrebbe il 50% dell’intero giro economico della corruzione in Europa!».
Questa affermazione viene letta dai media come un’ulteriore prova di validità della stima. Non tenendo conto che anche nel rapporto del SaeT si ritenesse questa cifra «esagerata».
Due anni dopo, tornando all’incipit del nostro racconto, nel 2014, la Commissione europea prende per buona la stima dei 60 miliardi di euro come se fosse stata prodotta dalla Corte dei Conti, nonostante essa sia totalmente incoerente con quella fatta dalla Commissione stessa nel 2011, in cui si calcolava che la corruzione in Europa valesse 120 miliardi di euro, ossia l’1% del Pil europeo.
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