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Referendum, ecco le notizie e le bufale più condivise sui social

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Referendum, ecco le notizie e le bufale più condivise sui social

er uscire vincitori dalle urne non basta certo diffondere notizie false. Ma di certo le bufale, grazie al potete moltiplicatore e pervasivo dei social media, aiutano a costruire un consenso nell'elettorato intorno a uno schieramento. È accaduto in proporzioni enormi in occasione dell'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e in qualche misura lo stesso fenomeno si è manifestato in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre. A stilare la classifica italiana delle notizie vere e false più condivide sui social in occasione campagna referendaria, Pagella Politica, sito web di fact checking sull'attività politica italiana. Sotto osservazione il periodo tra 1° ottobre e il 30 novembre su Facebook, Twitter, Linkedin e Google +.
In testa alla classifica la notizia del rinvenimento di mezzo milione di schede già segnate per il sì, nei pressi del paese di residenza di Matteo Renzi. Il quale nel corso dei suoi ultimi comizi ha citato la bufala online, come esempio di “inquietante diffusione di falsità”, ma evidentemente senza riuscire a ribaltare del tutto l'effetto della notizia. Nonostante l'italiano zoppicante e molti passaggi davvero poco credibili (si parla di “Polizia Elettorale”, corpo inesistente delle Forze dell'Ordine, o di Rignano sul Membro invece che sull'Arno, e così via), la notizia pubblicata dal fantomatico “Fatto Quotidaino” ha avuto la bellezza di 233.400 condivisioni: una quantità inversamente proporzionale alla qualità dell'informazione e che credibilmente sarà stata presa in considerazione da una quota non indifferente di lettori. Ed elettori, che avranno gridato al proverbiale complotto.

Per non parlare della notizia secondo cui l'attrice Luciana Litizzetto avrebbe annunciato il suo ritiro dalle scene in caso di vittoria del sì; oppure della bufala davvero poco credibile della dichiarazione di voto di Agnese Renzi per il no: 43.700 condivisioni per quella che appare evidentemente una boutade goliardica degna piuttosto di testate satiriche come Il Male o Il Vernacoliere (ma solo nelle pagine interne..). Notizia che insieme a molte altre bufale circolate in rete nelle ultime settimane hanno certamente confuso una porzione dell'elettorato, spingendolo a prese di posizione a sostegno del no.
C'è una regìa dietro alla diffusione di queste notizie? Ovviamente non esistono conferme al momento. Ma il punto è che nell'epoca della post-verità – parola chiave del 2016 secondo l'Oxford Dictionaries – i social media rappresentano il territorio di confronto e di scontro tra fazioni opposte, in cui anche i colpi bassi, come la diffusione delle bufale, sono ammessi. La retorica definibile come populista – che sia mainstream o anti-mainstream poco cambia – è sempre in cerca di argomenti per supportare le tesi di parte. E la logica dell'omofilia delle reti - la ricerca di condivisione solo di notizie affini al proprio sentire - è in grado di moltiplicare esponenzialmente la diffusione di notizie false.

O di distorcere quelle con un base di verità ma che diventano fuorvianti: come la notizia secondo cui Flavio Briatore aveva deciso di votare per il sì per privatizzare scuole ed ospedali (82.500 condivisioni): dichiarazione effettivamente espressa dall'imprenditore e personaggio tv in un'intervista a Matrix su Canale 5, ma che poco aveva a che fare con il quesito referendario. Così come la dichiarazione del presidente della Campania Vincenzo De Luca (”Fate votare Si. Renzi manda fiumi di soldi. Che vi piaccia o no me ne fotto”, 71.200 condivisioni) che ben si è prestata a una diffusione virale su tutti i mezzi di comunicazione. Social compresi.

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