Qualcuno il potere l’ha già conquistato, da tempo o da pochi mesi: l’«eminenza grigia» del Cremlino, Aleksandr Dugin, e il primo consigliere di Donald Trump, Stephen Bannon. Altri, come Florian Philippot e Martin Bosma, stanno accompagnando la scalata ai vertici della politica, non solo nazionale, dei loro leader: la presidente del Front National Marine Le Pen, in testa ai sondaggi per le presidenziali francesi di aprile-maggio, e la guida indiscussa del Pvv olandese, Geert Wilders, primo nelle intenzioni di voto in vista delle politiche del 15 marzo.
Il loro denominatore comune è essere figure molto vicine ai leader, in grado di influenzarne i capisaldi ideologici. Li abbiamo definiti, con consapevole approssimazione, “anime nere”, a volerne indicare il ruolo nell’accentuazione di alcune delle idee più controverse e politicamente scorrette dei partiti che rappresentano. È una definizione che si adatta meglio a qualcuno: Stephen Bannon, per esempio, si paragona con un misto di provocazione e autoironia a Darth Vader di Guerre Stellari, mentre Florian Philippot ha avuto piuttosto l’effetto di sdoganare il Front National, smussandone alcuni aspetti ideologici troppo drastici e politicamente penalizzanti. A loro si deve tuttavia un contributo rilevante nell’avanzata di forze che minacciano e spaventano l’establishment. A torto o a ragione, saranno i prossimi mesi a stabilirlo.
Florian Philippot, l’enarca che ha sdoganato il Front National (di Marco Moussanet)
Martin Bosma, l'ideologo della crociata anti-Islam di Wilders (di Michele Pignatelli)
Aleksandr Dugin, il «Rasputin di Putin» (di Antonella Scott)
«President Bannon», uomo ombra di Donald Trump (di Marco Valsania)
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