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Fincantieri, ok di Parigi al controllo di Stx

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Fincantieri, ok di Parigi al controllo di Stx

PARIGI - Parlare di «Airbus della cantieristica navale», come pure fanno alcuni giornali francesi, è forse eccessivo. Se non altro perché i tedeschi rimangono dei temibili concorrenti. Ma non c'è dubbio che l’operazione Fincantieri/Stx – oltre a essere un brillante risultato per il gruppo pubblico italiano, a maggior ragione perché ottenuto nella difficile terra di Francia – è un successo per l’industria europea. Che si dota di un vero competitor mondiale (con 5,5 miliardi di fatturato e oltre 26mila dipendenti), in grado di tener testa ai grandi del settore, in particolare sudcoreani e cinesi. Come peraltro immaginava da tempo l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono. Un risultato salutato via twitter dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: «Più Italia all'estero: Fincantieri assume il controllo della francese STX. Un grande successo per la cantieristica italiana».

L’accordo con il Governo francese, annunciato ieri pomeriggio dal vice-ministro all'Industria Christophe Sirugue, arriva tre mesi dopo che il Tribunale di Seul aveva ritenuto quella di Fincantieri come l’unica offerta valida per l’acquisizione di Stx France (cioè i cantieri di Saint-Nazaire) nell’ambito della procedura di liquidazione della controllante coreana Stx Offshore&Shipbuilding. Tre mesi di una trattativa che lo stesso Sirugue ha riconosciuto essere stata in alcuni momenti «aspra e difficile».

L’intesa sulla quale Parigi ha dato il suo «via libera di principio» – quello definitivo dovrebbe arrivare a fine luglio, dopo l’espletamento delle procedure di consultazione sindacale – prevede che Fincantieri diventi «azionista di riferimento ma minoritario» di Stx, con una partecipazione del 48 per cento. Lo Stato conserverà la sua quota di blocco del 33,3% acquisita nel 2008 (al momento del passaggio di Stx dal gruppo norvegese Aker Yards, che l’aveva rilevata nel 2006, ai coreani). Il gruppo pubblico francese di cantieristica militare Dcns (Direction constructions navales et systèmes, detenuto al 62% dallo Stato e al 35% da Thales) entrerà con il 12%, «in modo da garantire che vengano preservati gli interessi militari della Francia». La quota rimanente sarà in mano alla Fondazione CR di Trieste. In modo da assicurare che la maggioranza sia italiana (per rispetto del fatto che Fincantieri ha rilevato, presso il Tribunale di Seul, il 66,7% di Stx France), ma grazie alla presenza di un «investitore privato e indipendente di lungo termine» e non sia quindi appannaggio della società pubblica guidata da Bono.

Un “escamotage” un po’ bizantino ma che soddisfa, come spiega Sirugue, “le nostre esigenze di una governance equilibrata”. Che dovrà restare tale per almeno otto anni.

Lo Stato conserverà infine, per vent'anni, un diritto di veto su una serie di eventualità: «Un sostanziale ridimensionamento dell'attività dei cantieri o dei loro uffici studi; il trasferimento della loro proprietà intellettuale o del loro know-how; le decisioni su partnership o acquisizioni extra-europee; strategie contrarie agli interessi nazionali in tema di difesa».

Pure di vent’anni sarà quindi la durata del patto tra gli azionisti, anche se con un “tagliando” dopo 12 anni. A quel punto Fincantieri potrà decidere di non rinnovarlo e di prendere altre strade. Se questo dovesse accadere, lo Stato potrà comunque esercitare un diritto di prelazione sulla partecipazione della società pubblica italiana.

«La nostra posizione – ha commentato Sirugue nel presentare l'intesa – non è mai cambiata. Non abbiamo mai pensato che l'eventuale nazionalizzazione, sia pure temporanea, potesse essere un obiettivo, tanto più che lo Stato non ha certo vocazione a gestire un'attività di cantieristica navale, ma uno strumento, un mezzo da utilizzare in fase negoziale. Abbiamo sempre creduto che il partner giusto fosse un industriale europeo, al quale sono state poste le nostre condizioni, anch'esse mai mutate: un rafforzamento del business core dei cantieri di Saint-Nazaire e cioè le navi da crociera; la prosecuzione della diversificazione nelle energie marine; impegni precisi sulla perennità del sito, sulle sue attività, sugli investimenti, sul mantenimento e lo sviluppo dell'occupazione; garanzie sulla salvaguardia dell'indotto e dell'attività di engeenering; infine sull'autonomia di Stx France nel partecipare alle gare. Questo abbiamo chiesto e questo abbiamo ottenuto, con un progetto industriale ambizioso che condividiamo».

Il fronte occupazionale (ai cantieri di Saint-Nazaire lavorano oltre 7.500 persone, tra diretti e indotto) era ovviamente uno dei punti più delicati. E Fincantieri si è impegnata a non toccare i livelli di occupazione per cinque anni.

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