I controlli automatici delle infrazioni ai semafori non necessitano di particolari cautele nell’installazione degli apparecchi né revisioni o verifiche non prescritte dal decreto di approvazione ministeriale del rilevatore. Sta al trasgressore dimostrare che ci sono stati eventuali errori o malfunzionamenti e smentire così il materiale fotografico che prova l’infrazione e il verbale di collaudo stilato quando l’apparecchio è stato montato. Così la Seconda sezione civile della Corte di cassazione, con la sentenza 11574/2017 depositata l’11 maggio, sembra chiudere definitivamente uno dei tanti filoni di quello che nella seconda metà del decennio scorso era passato nelle cronache come lo scandalo dei semafori.
La sentenza riguarda un Comune del Biellese, Salussola, duramente contestato per presunte irregolarità come altri centri del Nord (soprattutto nel Milanese e in Veneto). Si ipotizzavano manomissioni del semaforo accorciando i tempi del giallo e installazioni di semafori e rilevatori in posizioni tali da trarre in inganno i guidatori e da far risultare trasgressore anche chi era passato regolarmente.
Nulla di tutto ciò è stato provato in giudizio, salvo alcuni casi - come quello della sentenza 11574 - in cui il cittadino aveva vinto almeno uno dei due giudizi di merito. Di quella stagione hanno resistito (e nemmeno sempre) le accuse sull’irregolarità degli appalti di fornitura e gestione degli apparecchi.
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