Etilometri ancora a rischio di ricorsi. Dopo le sentenze che quest’anno hanno annullato varie sanzioni sollevando dubbi formali e sostanziali sull’attendibilità dello strumento (si veda «Il Sole 24 Ore» del 21 ottobre), ora torna il problema che nell’ultimo decennio ha periodicamente rallentato gli alcoltest sui guidatori: le difficoltà del ministero dei Trasporti nel garantire le verifiche periodiche degli strumenti, obbligatorie per legge. Con l’aggravante che stavolta, complice la formulazione della norma, potrebbe essere messa in dubbio persino la regolarità (formale) degli apparecchi appena immessi in servizio.
Infatti, l’articolo 379, comma 7 del regolamento di esecuzione del Codice della strada stabilisce che, prima di essere utilizzato a fini sanzionatori per la prima volta in assoluto, ogni etilometro deve passare il vaglio (la cosiddetta verifica primitiva) della struttura ministeriale competente, che è il Csrpad (Centro superiore ricerche e prove autoveicoli e dispositivi, con sede a Settebagni, alle porte di Roma). Ma il laboratorio etilometrico di questa struttura, stando a un avviso all’utenza pubblicato il 21 dicembre 2016, ha sospeso l’accettazione degli apparecchi da verificare, causa «manutenzione straordinaria». E, stando a un’interrogazione parlamentare presentata il 9 novembre da 12 deputati Pd, «una recente gara di appalto avrebbe dovuto individuare imprese private che si facessero carico di tali revisioni, ma ad oggi essa sembra essere ancora senza esito».
L’immissione in servizio di nuovi etilometri avviene lo stesso: essi vengono inviati in una sede periferica, il Cpa (Centro prova autoveicoli) di Milano. Questa struttura appartiene alla stessa amministrazione e funzionalmente si coordina col Csrpad, ma non è il Csrpad. E le verifiche primitive sono più approfondite di quelle periodiche annuali, che invece il Cpa di Milano è espressamente abilitato a svolgere. Di ciò pare conscio lo stesso organo di coordinamento ministeriale, il dipartimento Trasporti terrestri, che in un atto del 29 aprile 2016 (Prot. n. 172) precisava che «nei casi di urgenza» il Cpa di Milano era autorizzato ad accettare etilometri anche provenienti da zone su cui non è competente. Ma questo solo per le verifiche periodiche.
Interpellato dal Sole 24 Ore, il dipartimento ha dichiarato ieri sera che il Cpa di Milano «opera come centro satellite del Csrpad di Roma», perché il suo laboratorio è stato realizzato «sulla base dei dettati tecnici, del know-how e (della) collaborazione di funzionari del Csrpad...tali da conseguire modalità di esecuzione delle prove in assoluta uniformità ed equivalenza». Il dipartimento cita una propria direttiva del 2011 e una del 2016 in questo senso.
Ora su documenti e dichiarazioni sono rivolte le attenzioni di avvocati e periti che stanno lavorando per difendere imputati in processi per guida in stato di ebbrezza. In casi come quelli delle sentenze citate prima, sono emerse proprio anomalie documentali, dovute probabilmente alle condizioni difficili in cui versano i laboratori ministeriali.
Difficoltà croniche (si veda Il Sole 24 Ore del 21 maggio 2008 e del 20 ottobre dello stesso anno), nate nel 2007 dal contemporaneo aumento degli etilometri in uso e dall’emorragia di personale del ministero (cui la Legge di bilancio in discussione in Parlamento rimedia solo in piccola parte). Si decise allora di dotare il Csrpad di banchi prova che aumentassero il grado di automazione delle verifiche. Vennero attrezzati anche i Cpa di Milano e Catania, abilindoli solo alle verifiche periodiche.
I banchi non hanno risolto del tutto i problemi, perché periodicamente devono essere fermati per guasti e manutenzioni, che richiedono tempo per ragioni burocratiche e di mancanza di fondi
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