Se qualche operatore nel settore delle revisioni ha pensato ai tanti veicoli con targa estera che circolano - lecitamente o no - in Italia, per ora deve ricredersi: nonostante le regole della materia siano in larga parte stabilite a livello europeo, i controlli periodici obbligatori restano possibili solo in ambito nazionale. E così sarà anche dopo il prossimo maggio, quando entrerà in vigore l’ultima direttiva europea sulle revisioni, la 2014/45.
Da sempre vige il principio secondo cui ogni veicolo deve essere revisionato nello Stato in cui è immatricolato. Principio rimasto invariato anche ora che i sistemi di controllo sono stati resi più omogenei dalle norme europee. Così, l’unica eccezione resta il caso in cui tra uno Stato firmi con un altro un accordo per il reciproco riconoscimento dei controlli eseguiti sul proprio territorio su veicoli con targa dell’altro.
Attualmente l’Italia ha un solo accordo di questo tipo, quello con la Svizzera. Quindi resta scoperta la maggior parte delle situazioni: quelle di mezzi con targa comunitaria (soprattutto dell’Est europeo) che si trovano sul territorio italiano (non di rado anche oltre il limite di un anno fissato dall’articolo 132 del Codice della strada).
Recentemente le autorità della Romania hanno dichiarato esplicitamente di non avere in programma alcun contatto con altri Stati Ue per risolvere la questione. Resta quindi il paradosso di un’Unione che spinge sulla libera circolazione ma costringe ognuno a tornare nel proprio Paese per la revisione.
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