A quale garanzia ha diritto il proprietario di un veicolo quando fa eseguire una riparazione di carrozzeria? La questione è aperta da una quindicina d’anni e la legge sulla concorrenza dovrebbe chiuderla. Associazioni di riparatori e di consumatori hanno iniziato a discuterne attorno a un tavolo convocato dal ministero dello Sviluppo economico e previsto da questa legge (articolo 1, comma 10). Ma gli esiti restano incerti, anche perché le principali rappresentanze dei riparatori per ora vogliono restare fuori dal tavolo.
La questione risale a quando le assicurazioni hanno lanciato le convenzioni con le singole carrozzerie. Operazione prima bocciata dall’Antitrust e poi riproposta con modifiche. Sino ai tentativi dei governi Monti e Letta di introdurre sconti obbligatori agli assicurati che accettavano riparazioni solo in tali carrozzerie: nella legge Concorrenza era prevista una specifica garanzia per l’assicurato, perché quella prevista dal Codice del consumo non basta.
Infatti, un’auto danneggiata da un terzo e poi ripristinata non è assimilabile a una riparata per un guasto meccanico: al proprietario va garantito il ripristino dello stato originale. Per esempio, in linea di principio, se una portiera non è riparabile va sostituita con una nuova originale o di qualità equivalente e verniciata e rifinita con prodotti originali o tali da assicurarne la durata e un degrado uniforme nel tempo e limitato a quanto fisiologico. Ma non è facile trovare parametri per verificare tutto questo. E di fatto la decisione su qualità dei ricambi, prodotti da utilizzare e modalità di esecuzione dei lavori è tutta del carrozziere, col cliente che spesso nemmeno può accorgersi se un lavoro è stato eseguito al risparmio. Nel caso delle carrozzerie convenzionate, poi, la decisione è della compagnia.
Ancora più complesso il caso delle vetture incidentate recenti - che hanno ancora la garanzia convenzionale del costruttore - se hanno danni anche alla parte meccanica: dovrebbero ripararle solo le officine autorizzate dei costruttori, per non far decadere la garanzia. Il carrozziere convenzionato indipendente in tal caso dovrebbe rifiutarsi di intervenire del tutto per evitare grane di garanzia o, di concerto con la compagnia, rivolgersi all’officina autorizzata per la riparazione meccanica richiedendole una separata fattura intestata al cliente, da consegnargli a fine lavori a spese della compagnia assicuratrice.
Altra operazione che dimostra la complessità della materia è la sostituzione del parabrezza, che sta diventando sempre più articolata per la diffusione dei sofisticati sistemi di assistenza alla guida, con telecamere e sensori collocati proprio sul vetro anteriore. Lo specialista di cristalli, nelle riparazioni, dovrà rimontarli con la dovuta abilità e accortezza, pena il mancato o imperfetto funzionamento (con ovvi rischi sulla sicurezza).
L’unica soluzione pensabile è fissare con precisione le regole d’arte cui attenersi nelle riparazioni dopo un incidente. Regole che possano anche tacitare le obiezioni su costi che potrebbero essere ben più alti di quelli attuali. Ma poi occorrerebbe comunque controllare se le regole sono state seguite, magari istituendo un sistema di tracciatura. Per non parlare dell’annoso problema dell’accesso alle informazioni tecniche, che i costruttori tendono a rendere difficile alle officine non autorizzate. In ogni caso, le regole servono, perlomeno sotto forma di linee guida concordate da compagnie, carrozzieri e associazioni di consumatori.
Il tavolo al Mise serve a questo. Il suo avvio è stato dedicato solo ad alcune questioni formali. Ma, soprattutto, finora sono state assenti le principali associazioni di riparatori (Confartigianato, Cna e Casartigiani). Indiscrezioni attendibili dicono che l’assenza si protrarrà, per ragioni su cui nessuno vuole esprimersi. Si può solo ricordare i contrasti tra queste associazioni e quella delle compagnie, l’Ania, fin da quando si affacciò il concetto di carrozzeria convenzionata. Una situazione mai sbloccata, che rischia di compromettere le possibilità di successo del tavolo.
© Riproduzione riservata