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    Dossier | N. 8 articoliLa nuova Consob di Mario Nava: ecco le sfide per il futuro

    Una vigilanza attiva per difendere il nostro risparmio, in Italia e in Europa

    Mario Nava, presidente di Consob, in occasione del Consob Day (ANSA / MATTEO BAZZI)
    Mario Nava, presidente di Consob, in occasione del Consob Day (ANSA / MATTEO BAZZI)

    Una vigilanza proattiva, in grado di anticipare e orientare i continui cambiamenti del mondo della finanza, per tutelare l'offerta di risparmio e offrire un sostegno chiaro alla domanda degli investitori. È quanto promette il presidente della Consob. Al suo primo incontro annuale con gli operatori, Mario Nava è apparso pienamente consapevole delle difficoltà della duplice sfida che ha di fronte: il rilancio del mercato finanziario e quello della stessa autorità di controllo. Sul primo terreno, senza troppo indulgere ai numeri, Nava si è limitato a ricordare che un sistema economico come quello italiano oggi collocabile fra l'ottavo e il nono posto nel ranking mondiale, dispone di una piazza finanziaria che è soltanto al diciassettesimo posto nella classifica globale.

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    Il confronto sulle big companies
    Il primo compito è dunque quello di accompagnare il risparmio italiano nel passaggio dal debito all'equity. Nava, che ha trascorso venticinque anni della sua carriera presso la Commissione Ue, ragiona sul confronto intraeuropeo. E spiega che attualmente le dimensioni del nostro mercato finanziario sono esigue, perché pari alla metà di quelle tedesche, a un terzo di quelle francesi e a un quarto del Regno Unito, mentre le big companies, ovvero le società che vantano una capitalizzazione superiore alla soglia dei 50 miliardi di euro, in Italia sono solo due (Eni ed Enel), così come accade in Spagna (in Olanda le grandissime imprese sono 4 in Francia 9, nel Regno Unito 14). Quanto alle piccole e medie imprese, come si sa, non sono rappresentate nella capitalizzazione di borsa e hanno in media un indebitamento più elevato di altri paesi. Per loro il passaggio dal debito all'equity implica il passaggio dalla dipendenza dalle banche al rapporto con il mercato.

    Educazione finanziaria in primo piano
    Secondo Nava i campi sui quali sarà chiamato a misurarsi l'organismo di controllo sono davvero numerosi: si va dall'esigenza di rendere più facile e meno costoso l'accesso al mercato a al governo dello sviluppo delle nuove tecnologie Fintech (come le piattaforme di equity crowfunding a quelle peer lending) e alla lotta all'abusivismo finanziario. Ma un ruolo importantissimo ai fini della tutela dei risparmiatori lo giocherà l'educazione finanziaria, essenziale in un paese nel quale il 40 per cento degli investitori “non sa di non sapere”.

    L’euro come una «roccia solida»
    Altrettanto importante, secondo il presidente dell'Autorità, è una presenza incisiva negli organismi internazionali (Financial Stability board, Iosco) ed europei (European stability risk board, insieme a Bankitalia, Esma). Quelli europei, in particolare, sono organismi nei quali bisogna contribuire a creare le regole, non subirle. Ma l'Europa è il nostro destino: Nava ha ricordato che il risparmio degli italiani è espresso in euro, dunque non c'è nessun dubbio che l'euro sia “rock solid”, cioè roccia solida. Quanto alle modalità di applicazione della normativa Mifid Due, è stata più volte evidenziata l'esigenza di una consultazione continua e costante con operatori e stakeholders. Ultimo ma certo non il minore in ordine d'importanza, è arrivato il richiamo alla necessità di rispettare l'indipendenza dell'autorità di controllo e del funzionamento dei meccanismi di mercato, anche da parte dei policy makers. Perché il mercato non è un'astrazione: il mercato siamo noi.

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