Marco Bentivogli e Massimo Chiriatti hanno presentato un manifesto per un nuovo bene pubblico digitale centrato sull’utilizzo delle blockchain. È un documento importante, pieno di stimoli che nel loro complesso condividiamo. Tuttavia, riteniamo che sia necessario tenere presente alcune problematiche e criticità che, se sottovalutate, possono portare a deludere le aspettative e minare il processo complessivo di adozione e valorizzazione di questa tecnologia. Ecco alcune tra le riflessioni che si possono a questo proposito fare.
Maturità tecnologica
Le tecnologie blockchain sono ancora alquanto instabili e immature. Si trovano tuttora nello stato di sviluppo, con problemi sia di affidabilità che di prestazioni e con alti costi operativi. Oggi una transazione su blockchain “costa” ancora molto in termini di calcolo e quindi di consumo energetico. E costa parecchio anche in termini di tempi di esecuzione, molto più alti rispetto a quelli offerti dalle tecnologie tradizionali per operazioni equivalenti. Vi sono anche problemi legati alla sicurezza e al modello complessivo di funzionamento che devono essere capiti, affrontati e consolidati. In generale, è una tecnologia nuova e complessa, ma soprattutto in fase ancora emergente, e come tale non possiamo sottovalutare le criticità legate alla sua applicazione in scenari reali.
Contributo rispetto alle tecnologie esistenti
Molti problemi affrontati tramite blockchain (diremmo tutti) possono essere affrontati anche con approcci tradizionali. Quando quindi ha senso utilizzare le blockchain? Non sono necessariamente sempre una soluzione migliorativa rispetto alla situazione esistente. Per esempio, quando ha senso una blockchain “privata”? Quali contributi offre in un contesto dove esiste, per assunto e definizione, un accordo tra le parti e quindi un trust che precede e sostiene l’interazione tra i diversi attori? Perché “spendere di più” in termini computazionali, di tempi e di costo se si possono ottenere risultati equivalenti con altri approcci?
Costruzione dei nuovi ecosistemi
Le blockchain non sono semplicemente una nuova tecnologia più efficiente di altre o che offre funzionalità radicalmente innovative. L’aspetto più importante è che il cambiamento tecnologico induce nuove dinamiche tra le imprese e tra le imprese e le istituzioni. La disintermediazione resa possibile dalle blockchain stravolge mercati e tradizionali processi di interazione tra le parti in causa. Per questo motivo, non basta implementare una qualche soluzione tecnologica basata su blockchain. È inevitabile e assolutamente necessario ripensare le catene del valore, la natura del business generato e la redistribuzione (o rivoluzione!) dei ruoli e dei benefici tra tutti gli attori coinvolti. Cambia la natura stessa del bene e del servizio offerto. In sintesi, si creano nuovi ecosistemi complessi nei quali mutano ruoli, processi, struttura degli attori, relazioni e processi. Occorre grande attenzione, in quanto la disintermediazione pone questioni economiche, legali e sociali molto profonde, con impatti ancora non del tutto compresi e valutati.
Siamo pronti a gestire questo cambiamento? Stiamo ripensando le filiere produttive in funzione di questi nuovi modelli di interazione? Stiamo verificando gli impatti che questi cambiamenti devono e possono avere sul piano delle norme e della regolazione?
In sintesi
Come ricordano Bentivogli e Chiriatti, l’impatto delle blockchain è potenzialmente profondo e rivoluzionario. Non possiamo limitarci ad aspettare, essere dei follower, adottarle o anche solo provarle se e quando saremo certi della loro valenza. Dobbiamo studiare, sperimentare, testare in campo, valutare queste tecnologie per cavalcare il loro processo di maturazione e non per subirlo. Dobbiamo immaginare e provare nuovi ecosistemi e modelli di business, nuove regole di governance e modelli di interazione tra imprese e istituzioni. Se seguissimo una strada attendista, come sistema Paese ci potremmo trovare tagliati fuori da quelli che saranno i paradigmi e i modelli di funzionamento del futuro.
Dobbiamo quindi investire, ma stando bene attenti, allo stesso tempo, a non dare messaggi che possano in un qualunque modo suscitare aspettative troppo alte, specialmente nel breve periodo. C’è moltissimo da fare, innanzi tutto per consolidare le tecnologie e per capire come possiamo realmente applicarle. Per evitare possibili delusioni, dobbiamo tarare e allineare con grande attenzione le attività di ricerca e sviluppo, la creazione di nuovi scenari applicativi, la comunicazione verso tutti gli stakeholder, le innovazioni giuridiche e di governance. Se pensiamo a un altro paradigma molto importante, quello delle service oriented architecture e ciò che oggi chiamiamo Api, ci sono voluti tempi non piccoli per passare dalla loro concezione e prototipazione all’inizio della loro applicazione industriale vera e propria. Certamente, nel caso delle blockchain non siamo all’anno zero, ma la strada da fare non è piccola e dobbiamo quindi prestare la massima attenzione a queste problematiche. Il percorso non sarà privo di ostacoli e di tentativi falliti.
Lo stimolo di Bentivogli e Chiriatti deve quindi servire per governare tutti questi temi, per evitare delusioni e, allo stesso, per non perdere l’ennesimo treno e operare, ancora una volta, alla rincorsa di un mondo che si muove ogni giorno di più a grandissima velocità. È il tempo del fare e non del discutere se o quando. Ma dobbiamo farlo con attenzione, lucidità e lungimiranza.
Senior manager e responsabile
Senior manager e responsabile delle attività su blockchain del Cefriel Ordinario di Informatica al Politecnico di Milano
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