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Dossier Perché serve un nuovo «patto sociale»

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    Dossier | N. 6 articoliIl Manifesto per un nuovo bene pubblico

    Perché serve un nuovo «patto sociale»

    Il metodo blockchain offre nuove opportunità di diffusione a costo zero in rete di conoscenza e competenze incorporate in prodotti e servizi. Come hanno ben sottolineato nel loro articolo sul Sole 24 Ore Bentivogli e Chiriatti la blockchain è una delle innovazioni ed evoluzioni più recenti di quei beni pubblici digitali che hanno rivoluzionato il nostro modo di esistere dopo la nascita della rete.

    Una rivoluzione di cui, a mio avviso, non abbiamo ancora ben compreso la portata e gli effetti sulla misura stessa del benessere economico.

    I beni pubblici digitali producono enormi benefici e portano con sé un limite. Il beneficio è la disponibilità gratuita di nuovi beni e servizi a costo zero, che possono essere fruiti simultaneamente da un numero illimitato di utenti, e un miglioramento della qualità di quelli pre-esistenti. Se prendiamo un computer e un telefono di trent’anni fa e li confrontiamo con quelli di oggi i prezzi non sono variati di molto ma la differenza di qualità è incomparabile. I primi computer, per lo più macchine di videoscrittura e i vecchi apparecchi telefonici neri con cornetta (magari in Duplex con il vicino) non hanno nulla a che vedere con i personal computer di oggi e con quel terminale portatile (il cellulare) che è diventato il nostro sesto senso che ci apre l’accesso ad una quantità enorme di opportunità disponibili in rete.

    Per calcolare l’effetto di questa rivoluzione in termini di benessere bisognerebbe calcolare di quanti beni e servizi gratis disponiamo in rete e calcolare il costo di mercato quegli stessi beni e servizi prima dell’avvento della rete.

    Non si tratta solo di beni materiali come contenuti multimediali, mappe, enciclopedie, accesso all’informazione in tempo reale ma anche di strumenti potentissimi (e spesso male utilizzati) per gestire le relazioni a distanza e sentirci un’unica comunità. Il nostro reddito pro capite dovrebbe incorporare questi elementi invisibili e scopriremmo non solo di essere molto ma molto più ricchi (di beni, servizi ed opportunità) di quanto eravamo trent’anni fa, ma anche di vivere una vita molto più intensa di stimoli per aver accelerato enormemente la frequenza di fruizione di quegli stessi beni, servizi ed opportunità. Nonostante alcune metodologie statistiche che incorporano la qualità dei prodotti scopriremmo di sottostimare di gran lunga il nostro reddito.

    “Sulle spalle dei giganti” è da sempre il motto della ricerca scientifica. Motto che implica che ogni nuova acquisizione di sapere è un mattoncino indelebile di un edificio sempre più grande su cui chi arriva dopo costruirà nuovi pezzi di conoscenza. La blockchain non è altro che l’estensione di questo principio a nuove forme di conoscenza o servizio che sfruttano l’enormemente aumentata velocità di circolazione delle conoscenze. Con un dilemma. Quali sono i criteri di selezione partecipata dal basso? Il criterio dell’approvazione della maggioranza produce sempre esiti virtuosi? Siamo certi che essa farà sempre emergere le buone pratiche ? Minore (maggiore) l’evidenza fattuale su ciò che è buono e ciò che non lo è e minore (maggiore) la possibilità di una selezione naturale virtuosa. Se in campo scientifico e tecnologico alla fine il mercato e i gusti dei consumatori decretano di solito la vittoria dei prodotti di maggiore qualità (quando la qualità è verificabile dagli utenti), se una selezione naturale virtuosa si può immaginare nel settore dei contratti con riduzione dei costi di transazione, così non è su campi più scivolosi nei quali la qualità non è facilmente verificabile (in primis il mercato della cultura, delle idee e persino della politica).

    Ai benefici di rete e blockchain si associano però dei costi importanti. La rete disintermedia e dunque taglia fuori tutta una serie di professioni. Rispetto a trent’anni fa viviamo un mondo del lavoro molto più competitivo, spietato e difficile di allora. Il lavoro aumenta soddisfazione e senso di vita perché ci offre occasioni di creatività, generatività (capacità di contribuire con il nostro sforzo al progresso della società) offrendoci in cambio della nostra prestazione un salario che possiamo utilizzare per acquistare beni e servizi che vogliamo o di cui abbiamo bisogno.

    Le politiche sociali ed economiche in una società blockchain (ed in generale nella società della rete) non potranno pertanto prescindere da alcuni capisaldi. Formazione rigorosa delle competenze (in particolare problem solving, public speaking e capacità relazionali) per aiutare le persone a finire nella fascia alta delle attività creative che possono sfruttare i giacimenti di conoscenza della rete e non esserne travolti. Accesso universale ai beni comuni digitali (risultato quasi del tutto raggiunto dal mercato). Rete di protezione (che punta sempre al reinserimento) per chi è tagliato fuori.

    In estrema sintesi le società del passato erano generative e creavano consenso sociale sulla base di un patto chiaro con i cittadini: disponibilità di lavoro relativamente stabile e remunerato in cui la prestazione per la comunità veniva ricambiata da un salario, servizi di welfare e pensione. Dopo la rivoluzione della rete quel patto è saltato. Siamo immensamente più ricchi di beni pubblici digitali ma viviamo società del lavoro molto più insicure. Le forze politiche che capiranno in anticipo queste trasformazioni e sapranno dare risposta alle nuove ansie e paure dei cittadini con un nuovo patto sociale che valorizzi le potenzialità del nuovo contesto avranno un vantaggio competitivo molto rilevante.

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