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Dossier Volkswagen e la storia della guida autonoma: i primi test nel 1986

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    Dossier | N. 101 articoliSpeciale guida autonoma e sistemi ADAS

    Volkswagen e la storia della guida autonoma: i primi test nel 1986

    Volkswagen  Passat B6 Caroline
    Volkswagen Passat B6 Caroline

    La guida autonoma in Volkswagen è un obiettivo da oltre trent'anni. Senza entrare nel campo delle auto senza volante o in grado di viaggiare in modalità completamente automatico, già nel 1986 il marchio di Wolfsburg era al lavoro per sviluppare una tecnologia in grado di sterzare automaticamente senza l'intervento del conducente. Nello specifico, all'epoca, i ricercatori cercavano soluzioni per ridurre gli incidenti stradali e sostituire il guidatore umano utilizzando l'elettronica.

    Niente radar ma telecamere televisive portatili
    Guidata da Walter Zimdahl, una squadra del Dipartimento di Ricerca creato nel 1970 aprì la strada verso la guida autonoma con un progetto di studio sulla “sterzata automatica con visione computerizzata”). L'idea venne a Zimdahl quando nel 1982 “quasi per caso”, come racconta lui stesso, entrò in possesso di una telecamera televisiva portatile. L'approccio innovativo fu utilizzarla come sostituta dell'occhio umano e collegarla a un sistema di sterzo elettrico. “La valutazione dell'immagine era in linea di massima piuttosto semplice”, ricorda il pioniere dell'elettronica. “Si concentrava sul contrasto tra la segnaletica orizzontale e la superficie stradale, che veniva rilevato dalla telecamera e quindi convertito dal processore in segnali di controllo dello sterzo”.

    In questo modo “i microprocessori sono stati utilizzati per sviluppare dispositivi di calcolo rapido in grado di far procedere autonomamente un veicolo su una strada a doppia carreggiata con normale segnaletica”, come Zimdahl spiegò in una fondamentale relazione sull'Optopilot che tenne alla conferenza della VDI intitolata “L'elettronica sui veicoli a motore” del 1986. L'idea alla base del progetto era “imitare le principali funzioni umane e sterzare attraverso strumenti tecnici”. A fare da occhio era la telecamera compatta CCD collocata all'altezza del retrovisore centrale. “Questa telecamera era grande circa come una custodia per occhiali e, grazie a una lente grandangolare, monitorava una zona compresa tra 4 e 25 metri di fronte al veicolo”.

    Guida automatica fino ai 100 km/h
    Ma come si insegna a un'automobile a pensare e sterzare, oltre che a vedere? Sistemi elettromeccanici di sterzo sarebbero stati utili. “Ma a quel tempo non erano ancora disponibili”, ricorda Zimdahl. “Quindi abbiamo installato un motore elettrico parallelo alla colonna dello sterzo e lo abbiamo collegato direttamente allo sterzo utilizzando un riduttore”.
    L'idea funzionò bene fin da subito. “Ovviamente, c'era sempre qualcuno al posto di guida con le mani poggiate sulle gambe, pronto a intervenire in caso di emergenza”, spiega Zimdahl. “Tuttavia non fu necessario, neppure nel corso dei primi tentativi che si svolsero sulla pista di prova della Volkswagen, come parte di una ricerca accademica condotta da due studenti della Università Tecnica di Braunschweig. “Grazie a questo sistema, riuscimmo a guidare con lo sterzo automatico fino a una velocità di 100 km/h”.

    Radar e laser dal 2008
    Dopo oltre 25 anni dall'idea di Zimdahl, nel 2008 fu battezzata “Caroline” la Passat B6 con cui l'Università Tecnica di Braunschweig dimostrò le possibilità dell'integrazione di telecamere, laser e radar a bordo. Nel 2010 il prototipo battezzato “Leonie” fu persino in grado di muoversi in modo indipendente nel traffico cittadino. Oggi il futuro – ancora lontano – vede prototipi come Sedric (abbreviazione di SElf-DRIving Car) pensati per la guida completamente autonoma di livello 5.

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