Il ministero delle Infrastrutture (Mit) aveva contestato ad Autostrade per l’Italia (Aspi) «gravi inadempimenti» nella gestione della propria rete al Centro-Sud nel 2016 e 2017 sin da prima del crollo del Ponte Morandi.
Questa contestazione potrebbe ora essere utilizzata nel procedimento di caducazione della concessione avviato a metà agosto, a seguito della tragedia di Genova (43 morti). Anche perché finora il procedimento si basa solo sul fatto che sia avvenuto il crollo e sui pesanti rilievi sulla manutenzione del viadotto espressi dalla commissione ispettiva ministeriale, che Aspi ha già contestato (anche se per aspetti soprattutto formali).
L’esistenza dei rilievi del Mit per gli anni scorsi emerge dalla richiesta di acquisizione atti disposta dalla Procura di Avellino, che nei mesi scorsi ha aperto una nuova indagine contro Aspi, derivata dal processo per un’altra tragedia (40 morti), quella del bus precipitato dal viadotto Acqualonga dell’A16 il 28 luglio 2013 (sentenza prevista per il 21 dicembre, i pm hanno chiesto condanne di 10 anni per i dirigenti Aspi imputati, tra cui l’amministratore delegato Giovanni Castellucci). La richiesta della Procura riguarda 11 viadotti di propria competenza territoriale, ma è l’indagine è ampia e ci sono contatti coi pm di Genova.
Ci si basa anche sui controlli ordinari dell’ufficio ispettivo territoriale della vigilanza concessioni autostradali (Dgvca) del Mit. Erano emerse varie non conformità. Alcune denoterebbero «inadeguato stato manutentivo dell’infrastruttura» e «carenza delle condizioni di sicurezza in cui verte l’esercizio aziendale». Di qui l’apertura di fascicoli alla Dgvca, nei quali Aspi aveva già inviato controdeduzioni.
I controlli avevano riguardato non solo Aspi e, tra i problemi comuni con altre concessionarie, era emersa la sostituzione degli ancoraggi Liebig (più soggetti a corrosione, come dimostrato dall’incidente dell’A16) delle barriere new jersey con barre filettate, ora bocciata dal Consiglio superiore dei lavori pubblici (si veda Il Sole 24 Ore del 12 ottobre) perché non è «sufficientemente documentata la sostanziale equivalenza di prestazioni». Le strutture tecniche Aspi, ribadendo che l’operazione è avvenuta col supporto di pareri di autorevoli esperti per progettare e verificare la modifica, hanno chiesto di acquisire integralmente il voto del Consiglio per controllare se davvero escluda le barre.
La relazione dell’ufficio territoriale è importante perché il Mit ha bisogno di elementi per puntellare la caducazione della
concessione di Aspi avviata per il crollo del Ponte Morandi ma non è costituito parte offesa nell’udienza preliminare sul
crollo. Così non può avere propri periti che esaminino direttamente i detriti del viadotto, mentre Aspi ne ha.
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