Potrebbe essere una rivoluzione. Per le abitudini degli automobilisti del Centro-Sud e, di conseguenza, per il mercato delle auto usate. Oggi la Regione Lazio firma con il ministero dell’Ambiente un accordo che prevede blocchi del traffico invernali analoghi a quelli scattati il 1° ottobre scorso nel bacino padano. Seguiranno anche Campania e Sicilia. Parliamo quindi di aree dove finora i divieti di circolazione per smog sono stati riservati solo a situazioni di emergenza, confinati a poche zone centrali delle grandi città o congegnati in modo blando, per coinvolgere solo vetture molto vecchie.
Le regole generali (teoriche)
Sostanzialmente, ad oggi questi accordi prevedono divieti in periodo invernale (1° ottobre-31 marzo) nell’orario 8,30-18,30
dal lunedì al venerdì nei centri con più di 30mila abitanti dove ci sia un «adeguato» servizio di trasporto pubblico. I divieti
riguardano auto e veicoli commerciali Euro 3 a gasolio. Dal 1° ottobre 2020 saranno estesi agli Euro 4 e nel 2025 agli Euro 5, ma localmente si possono anche decidere tempi più serrati.
Per capire qualcosa sulla sorte degli Euro 6 (cioè dei modelli in vendita attualmente sul mercato del nuovo), sarà interessante vedere - quando verranno resi noti - i testi degli accordi con Lazio, Campania e Sicilia: quello firmato il 7 giugno per il bacino padano (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) non li cita. Dato che in questi mesi le case automobilistiche iniziano a commercializzare esemplari Euro 6D-Temp ed Euro 6D (gli standard antinquinamento imposti dalla Ue dopo il dieselgate che diventeranno obbligatori anche per le nuove immatricolazioni solo da settembre 2019), è probabile che si tenga conto della loro maggior “pulizia” rispetto agli Euro 6A, Euro 6B ed Euro 6C, venduti dal 2014 fino ad ora.
Anche perché le case automobilistiche ne stanno smaltendo gli stock e iniziano ad avere interesse che si sappia quanto finora è stato nascosto al grande pubblico: le Euro 6 non sono tutte uguali. Su www.ilsole24ore.com questo è stato fatto notare quasi due anni fa.
Potrebbe essere seguito l’esempio di Milano, dove il Comune ha già reso nota la programmazione al 2030 (sempre suscettibile di cambiamenti, comunque): le Euro 6 A, B o C che verranno acquistate dal 1° gennaio prossimo saranno equiparate alle Euro 5, quindi chi sarà allettato dai forti sconti con cui non di rado vengono offerte deve sapere che in città si rischia di avere problemi fin dal 2025. Chi queste auto le ha già o le immatricola entro il 31 dicembre prossimo resta libero fino al 2028. Con Euro 6D-Temp ed Euro 6D si può andare avanti fino al 2030.
Le interpretazioni locali
Al Centro-Sud, viste la maggior vetustà del parco auto e la minor criticità dell’inquinamento, sarà difficile che si adotti
uno schema così restrittivo. Si può quindi pensare che si sceglierà una soluzione intermedia tra questa e quella più blanda prevista dall’accordo del 2017 per il bacino padano.
In ogni caso, quasi sempre l’ultima parola spetta ai Comuni. E, dato che il reddito nel Centro-Sud è più basso, non si può escludere che tra le deroghe ai divieti (abbastanza numerose anche al Nord) venga aggiunta quella in base al reddito. D’altra parte, ha fatto così anche la Regione Lombardia, con una poco pubblicizzata delibera del 28 ottobre scorso che prevede esenzioni in base all’età e all’Isee. Non di rado sono requisiti ben difficili da controllare su strada, per cui appaiono soprattutto come un modo per far vedere che si conciliano rigore ed equità, mentre nella pratica quotidiana non ci saranno molti controlli e gli agenti tenderanno a evitare situazioni difficili da gestire.
Altre variazioni possibili sono quelle che riguardano gli orari dei divieti.
Alcuni Comuni, poi, per evitare proteste popolari potrebbero anche dare molto peso alle carenze del trasporto pubblico locale ritenendolo non adeguato. Cosa che consentirebbe loro di non adottare misure di limitazione.
Sono comunque decisioni delicate da prendere, perché l’Italia è già sotto procedura d’infrazione Ue, non riuscendo a rispettare i limiti di polveri sottili e biossido di azoto nell’aria. E sono possibili azioni legali, soprattutto da parte di organizzazioni ecologiste.
Come cambierà il mercato
Secondo dati del ministero dei Trasporti rielaborati da Facile.it, sono cinque milioni di auto diesel Euro 3 o inferiori, che risultano ancora iscritte nei registri della motorizzazione (il 12,9% dell’attuale parco auto private destinate al trasporto persone presente in Italia).
Le Euro 3 o inferiori sono quasi un terzo (29,89%) delle auto private alimentate a gasolio ancora potenzialmente in circolazione. La diffusione di questo tipo di vetture è maggiore nelle regioni del Sud, che occupano le prime otto posizioni della classifica nazionale.
Ciò è dovuto anche al fatto che storicamente molte auto che vengono dismesse al Nord trovano una seconda vita al Sud, accontentando acquirenti che hanno disponibilità di soldi non elevata. Uno schema favorito dal fatto che in ampie aree meridionali non c’è stata finora alcuna limitazione al traffico.
D’ora in poi, quindi, molto potrebbe cambiare. Molte vecchie diesel potrebbero quindi prendere la via dell’estero, ma non tanto quanto si potrebbe pensare: nell’Europa dell’Est ci sono Stati che hanno introdotto limiti all’età degli esemplari importabili. Dovrebbero quindi aumentare le esportazioni verso Africa e Medio Oriente, oltre alle rottamazioni.
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