Autotrasportatori in agitazione per i tempi lunghi di attesa che da anni subiscono nel porto di Genova. Minacciano il blocco dei servizi per questo scalo se non ci sarà un impegno scritto alla prossima seduta del Tavolo aperto un anno fa dall’Autorità di sistema genovese, convocata per il 29 novembre. Su questi problemi, il crollo del Ponte Morandi c’entra poco: sono questioni antiche. Anzi, in teoria il calo dei traffici legato alle difficoltà nei collegamenti stradali nella zona ha alleviato le difficoltà nell’area portuale. In realtà, poco è cambiato.
Infatti, il traffico di mezzi pesanti è comunque sostenuto, perché la capacità della ferrovia nella zona di Sampierdarena è ridotta rispetto a quella precedente al crollo. Inoltre, l’apertura di via della Superba come viabilità alternativa all’autostrada per i camion ha riversato più traffico sulla sopraelevata portuale (quella che lambisce la Lanterna), cosa che ha messo in allarme il Comune, dato che l’infrastruttura è vecchia e ha bisogno di interventi. Così, per alleggerire i carichi, vi è stato imposto il senso unico alternato, con conseguenti code di camio che a volte arrivano fuori dal porto, intasando quindi anche la viabilità cittadina.
L’agitazione è stata proclamata dalle associazioni di categoria Cna Fita, Confartigianato Trasporti, Fai Conftrasporto, Fiap e Trasportounito. In una nota congiunta parlano di una situazione che ha «superato ogni limite di guardia e tolleranza e che si traducono in una perdita secca per le imprese di autotrasporto, che con mezzi “fermi” non producono risultati ma solo costi, e che ormai da anni si accollano gli oneri per disservizi generati in particolare dalla incapacità dei terminal container nel servire adeguatamente autotrasporto oltreché da una errata organizzazione della viabilità portuale e da criticità irrisolte legate al processo documentale».
Quindi si chiede all'Autorità portuale di «completare immediatamente il sistema di tracciamento e certificazione delle attese in porto ed impegnarsi, superata una soglia minima di fermo macchina, ad indennizzare le Imprese di autotrasporto».
Le associazioni stimano che nel 2018 tutto ciò abbia comportato perdite per circa 25 milioni di euro. Da un anno erano in corso trattative al Tavolo, ma i tempi di attesa nei bacini portuali e nei terminal sono rimasti immutati.
Le perdite derivano anche dal fatto che gli autotrasportatori non riescono a ottenere da spedizionieri e compagnie marittime tariffe di servizio adeguate ai costi che sostengono (nel 2018 il gasolio è rincarato sensibilmente), il che lascia spazio a dumping tariffario da parte di chi risparmia sulla sicurezza.
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