L’Ordine del medici contro la prassi di far convocare chi subisce lesioni fisiche in incidenti direttamente dai sanitari che lavorano per le compagnie assicurative. Il presidente provinciale di Milano ha scritto all’associazione delle compagnie (Ania) e all’autorità di vigilanza (Ivass) per chiedere di intervenire «al fine di sanare la situazione creatasi». Cioè, sostanzialmente, per fare in modo che le assicurazioni tornino a occuparsi direttamente di contattare i danneggiati per farli presentare alla visita in cui il danno viene accertato e valutato.
La lettera è datata 23 novembre e non ha ancora avuto effetti concreti. L’esame della questione è stato completato, già ai primi di dicembre, solo dall’Ordine degli avvocati di Milano, cui la lettera era stata inviata per conoscenza (come ai ministeri della Salute e dell’Interno, alla presidenza del Tribunale di Milano e all’Amla, la locale associazioni dei medici legali, che ha sollevato il problema). Ma l’organismo dei legali non ha ritenuto di intervenire.
Perciò starà al singolo avvocato intervenire ogniqualvolta riscontri profili rilevanti. Che si presentano molto spesso, almeno stando all’Ordine dei medici: la lettera afferma che la segnalazione ricevuta riguarda «quasi tutte le compagnie assicurative». L’Ania, comunque, non commenta il contenuto della lettera.
La rilevanza delle questioni sollevate dall’Ordine dei medici è duplice: c’è il fronte deontologico e quello della correttezza della procedura di risarcimento del danno.
Sotto l’aspetto etico, l’Ordine osserva che «l’interazione tra medico e danneggiato...resta comunque un classico rapporto medico-paziente». In questo quadro, si inseriscono le raccomandate o le pec con cui i medici fiduciari delle compagnie - rispettando le procedure stabilite unilateralmente dalle stesse - fissano l’appuntamento per la visita. Esse sono «un’intimazione formale che nulla ha di sanitario, nei confronti di quello che comunque è un...paziente».
Sotto l’aspetto della correttezza procedurale, l’Ordine rimarca che l’intimazione può avere «precise conseguenze giuridiche per il danneggiato, mettendolo in condizione di compromettere il suo diritto al credito a motivo di presunte inadempienze». In altre parole, per la forma che assume la convocazione, il medico si prende la responsabilità di inviare un atto che può comportare la perdita dei risarcimento se il danneggiato non si presenta alla visita. Anche perché la convocazione può dimostrare che la compagnia si è attivata per risarcire il danneggiato nei tempi stabiliti dalle norme.
La diatriba si colloca nell’ambito delle polemiche divenute evidenti lo scorso settembre a Verona, durante il congresso nazionale della Simla (Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni): la categoria stigmatizza vari aspetti del processo di risarcimento messo a punto dalle compagnie, che seguirebbero un approccio eccessivamente industriale e poco rispettoso della scienza medica. Ora vengono chiamate in campo le istituzioni. Vedremo quale posizione prenderanno.
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