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Dossier Non c’è ancora fattura elettronica per le revisioni

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Dossier | N. 509 articoli Circolazione stradale

Non c’è ancora fattura elettronica per le revisioni

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Nelle revisioni dei veicoli la fattura elettronica è in ritardo. Il consorzio Poste Motori, il quale cura l’incasso delle somme versate dagli utenti che sottopongono i propri veicoli ai controlli obbligatori, non è ancora in grado di emettere fatture elettroniche. Lo ha denunciato ieri mattina la Cgia di Mestre, pur dicendosi certa che il problema sarebbe stato risolto a breve. E in effetti ieri sera Poste Italiane ha assicurato che si partirà entro una settimana e che gli operatori potranno recuperare tutta l’Iva arretrata.

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Per ogni revisione effettuata da un centro privato autorizzato, i cittadini pagano 66,80 euro, tariffa fissata dal ministero dei Trasporti e comprensiva di tre voci: 45 euro destinati all’officina stessa, 9,90 di Iva e 10,20 euro come diritti per la Motorizzazione. L’importo viene trasmesso al ministero dei Trasporti proprio tramite il consorzio Poste Motori, formato da Poste Italiane, Postel, Kpmg Advisory e Sei Plus.

La trasmissione avviene con un bollettino postale dal costo di 1,80 euro per ogni revisione. Fino al 31 dicembre, Poste Italiane, dopo il versamento, compilava la fattura in nome e per conto del consorzio e la rilasciava all’autofficina. Questa poteva così scaricarsi il costo del bollettino al netto dell’Iva, ricavandone quindi un beneficio pari a 1,4 euro).

Ma il 1° gennaio scorso è entrato in vigore l’obbligo di fattura elettronica e il consorzio non si è ancora adeguato. Poste Italiane sta continuando a rilasciare una copia cartacea della fattura, che ormai non ha più alcun valore. Occorrerebbe il documento in formato elettronico, per poter fare qualsiasi operazione di deduzione o detrazione fiscale. Sennonché, ai titolari di officina che hanno chiesto a Poste Italiane come fare per ottenere la fattura elettronica, era stato risposto che bisognava rivolgersi al consorzio Poste Motori.

Ieri sera Poste Italiane ha chiarito che «il consorzio entro l’11 febbraio invierà il flusso comprendente tutte le fatture emesse a partire dal 1° gennaio, al sistema informatico (Sdi – sistema di interscambio) dell’agenzia delle Entrate, permettendo in tal modo all’utenza di poter detrarre i costi del bollettino postale delle operazioni eseguite».

Dunque, il recupero dell’Iva dovrebbe essere possibile anche per le somme rimaste in arretrato dall’inizio dell’anno, evitando i danni economici che la Cgia aveva ipotizzato ieri mattina nel caso in cui il consorzio non si fosse mai adeguato al nuovo obbligo.

L’associazione di artigiani aveva stimato un danno di 19 milioni di euro all’anno, da ripartire tra i circa 8.500 centri autorizzati. Lo aveva fatto sulla base delle ultime statistiche sulle revisioni, che contavano quasi 14 milioni di operazioni all’anno. Una cifra destinata ad aumentare con l’entrata a regime della possibilità per i privati di revisionare anche i mezzi pesanti, introdotta dall’ultime legge di Bilancio e ancora in attesa dei provvedimenti attuativi.

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