«Il meccanismo di riconoscimento, erogazione e gestione del reddito di cittadinanza comporta trattamenti su larga scala di dati personali ai quali è riconosciuta la massima tutela in ragione della loro attinenza alla sfera più intima della persona». Lo sottolinea il Garante per la Privacy, che in una memoria depositata in Senato elenca tutte le “pecche” delle norme sul reddito di cittadinanza voluto dal Governo, spiegando che la disciplina presenta «rilevant0 criticità» e «così come formulata, non appare, in più punti, idonea a soddisfare i requisiti richiesti» dalla normativa europea sulla privacy.
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Tra i rilievi formulati dal Garante c’è l’assenza di adeguati accorgimenti per «garantire la qualità e l’esattezza dei dati» e per «scongiurare i rischi di accessi indebiti, utilizzi fraudolenti dei dati o di violazione dei sistemi informativi», oltre a «procedure idonee a garantire agli interessati l’agevole esercizio dei loro diritti». I previsti controlli sull’uso della card - per evitare che venga usata per il gioco, per esempio - e in generale il monitoraggio sulle scelte di consumo individuali, dice ancora il Garante, si traducono «un’intrusione sproporzionata e ingiustificata su ogni aspetto della vita privata degli interessati».
«Forti perplessità» destano, infine - si legge ancora nella nota - alcune disposizioni sulla disciplina di rilascio delle attestazioni Isee, suscettibili di pregiudicare la sicurezza dei dati contenuti nell'Anagrafe tributaria e, soprattutto, nell'archivio dei rapporti finanziari dell'Agenzia delle entrate, finora inaccessibili persino nell'ambito delle ordinarie attività di controllo tributario, in ragione degli elevati rischi connessi al relativo trattamento di tali informazioni.
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