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Dossier I neo-genitori scoprono le chance di flessibilità

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    Dossier | N. 2 articoli Congedo per i neo genitori: cosa cambia

    I neo-genitori scoprono le chance di flessibilità

    Esce riformato il pacchetto di misure per la famiglia, dopo gli interventi messi a punto con la manovra di fine anno. Le novità entrate in vigore a gennaio 2019 per i neo genitori riguardano soprattutto i congedi: nell’intento di migliorare le condizioni delle mamme e dei papà che lavorano, la legge 145/2018, di Bilancio per il 2019, ha voluto introdurre strumenti più flessibili, suscitando anche polemiche.

    Il lavoro fino al parto

    L’obiettivo, in linea con le politiche adottate da molti altri Paesi europei, è aiutare i neo-genitori a conciliare i tempi del lavoro con la cura della famiglia. Si muove in questa direzione la possibilità, introdotta per le donne in gravidanza, di posticipare il congedo obbligatorio interamente al periodo successivo al parto. In questo modo sarà possibile stare a casa dal lavoro a stipendio pieno sempre cinque mesi, ma tutti dopo la nascita del figlio, invece che suddividere il periodo di congedo in due parti, pre e post parto (due più tre oppure uno più quattro chiedendo la flessibilità - come era previsto prima - per poter lavorare durante l’ottavo mese di gravidanza).

    Anche se vincolata espressamente al parere del medico specialista, la nuova opzione per le future madri ha però raccolto il malumore di alcune associazioni di categoria che considerano la novità come una perdita di diritti e tutele conquistate nel corso degli anni dalle lavoratrici.

    Fatto sta che, nell’intento di offire sempre più alternative alle interessate, ora sarà possibile chiedere o meno il periodo di flessibilità e - in possesso di un certificato che tuteli la salute della gestante e del nascituro - proseguire nel lavoro, finché consentito.

    Cinque giorni per i neo-papà

    Più positivo, invece, il giudizio nei confronti del congedo obbligatorio di paternità: introdotto in via sperimentale dal 2013 al 2018, viene prorogato ed esteso per il 2019, in linea con le continue richieste che arrivano dall’Unione europea. Il neo padre lavoratore dipendente dovrà fruire entro i 5 mesi dalla nascita del figlio, anche in via non continuativa, di cinque giorni di congedo interamente retribuiti (uno in più rispetto ai 4 previsti nel 2017, già raddoppiati rispetto ai 2 previsti fino al 2016) e utilizzabili contemporaneamente al congedo materno. Inoltre, anche per il 2019 sarà possibile fruire di un’ulteriore giornata, previo accordo con la madre e in sostituzione di un suo giorno di astensione obbligatoria.

    Al di là del dibattito politico,i dati dell’Inps certificano un progressivo aumento dei neo-papà che si assentano dal lavoro, anche se complessivamente restano pochi. Sono passati dai 50.474 del 2013 (anno di introduzione del congedo per lavoratori del settore privato) ai 107.369 del 2017, anche se si tratta comunque di poco più della metà dei neo padri.

    Le altre misure per la famiglia

    In parallelo, poi, vengono potenziati o aboliti altri strumenti per le famiglie: il bonus nido sale a 1.500 euro; il bonus bebé viene prorogato per i nati (o adottati) nel 2019 fino al compimento del primo anno di età e viene incrementato del 20% in caso di secondo figlio; viene introdotta la possibilità di ricevere un terreno demaniale in concessione gratuita (minimo ventennale) per chi mette al mondo il terzo figlio (o più), con incentivi per l’avvio di un’attività agricola; non sono più stati rinnovati, invece, il voucher babysitter e gli sgravi contributivi per i datori di lavoro che concedono part-time o smart working.

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