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Dossier | N. 73 articoli Il reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza premia i «bamboccioni» che vivono fuori casa

Studenti fuori casa, mantenuti dai genitori, senza un lavoro. Se maggiori di 26 anni potranno chiedere il reddito di cittadinanza facendo nucleo familiare separato rispetto alla famiglia di origine. E magari godere, in assenza di una busta paga, della misura massima del sussidio (cioè 500 euro), a cui va sommato - eventualmente - il contributo per l'affitto di 280 euro in misura fissa. Anche se il canone, di fatto, poi lo pagano mamma e papà.

È questo l’ultimo paradosso del reddito di cittadinanza, che emerge dalla lettura della normativa introdotta con il Dl 4/2019: l'articolo 2 sui beneficiari consente ai giovani dai 26 anni in su, non conviventi con i genitori anche se ancora a loro carico (dal punto di vista fiscale) potranno fare nucleo a sé stante ai fini Isee. Se hanno i requisiti economici, dunque, potranno così chiedere il reddito di cittadinanza.

DOSSIER / Guida al reddito di cittadinanza

L'obiettivo della norma approvata è quello di “staccare” i giovani dal proprio nucleo familiare, favorendo lo sviluppo della loro autonomia e indipendenza economica. «Bamboccioni» addio, quindi? Sì e no, perché la norma così rischia di premiare coloro che vivono fuori casa, ad esempio in un immobile di famiglia oppure acquistato da mamma e papà per loro, ma che ancora non lavorano o non si sono ancora laureati. L’unico vincolo sarà partecipare al percorso di re-inserimento lavorativo e accettare le offerte «congrue» che verranno proposte dai Centri per l’impiego.

È questa una delle riflessioni applicative del reddito di cittadinanza, che emerge dalle elaborazioni del Sole 24 Ore del Lunedì su alcuni profili di potenziali beneficiari nella settimana che segna il debutto delle domande per il sussidio. Tra le altre evidenze che emergono dall'applicazione dei requisiti su fattispecie concrete, c'è ad esempio anche la questione del reddito: ancora prima dell'Isee, infatti, sarà il reddito della famiglia a sbarrare l'accesso al nuovo beneficio. Un giovane con un contratto di collaborazione da 450 euro al mese, ad esempio, potrebbe goderne; mentre se il contratto sale a 550 euro, il reddito fiscale sforerebbe il tetto dei 6mila euro annui e quindi il sussidio sarebbe negato. Per i coniugi separati, invece, laddove sarebbe stato precluso l'aiuto all'intero nucleo, accadrà spesso che uno dei due potrà ottenerlo, di fatto quello con il reddito più basso. Restano invece ancora da chiarire alcuni casi particolari, come le regole per i provenienti dai Paesi extra Ue oppure l'integrazione con gli assegni di mantenimento.

Per tutto questo sono attese, a breve, le risposte alle Faq inviate dai Caf al ministero del Lavoro nell'intento di chiarire i numerosi dubbi che in queste ore vengono presentati agli sportelli.

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