Consideriamole solo una base temporanea. Il nuovo ecobonus auto e le collaudate agevolazioni fiscali per i mezzi a servizio dei disabili potrebbero essere seguiti da altre misure di incentivo all’acquisto di veicoli. Sia per i privati sia per le imprese. Governo e Parlamento hanno dato segnali concreti, ma finora siamo al livello di ipotesi.
L’ecobonus attuale, formalmente in vigore dal 1° marzo ma di fatto sospeso per l’attesa del decreto attuativo del ministero dello Sviluppo economico, ha una platea ristretta. Infatti, come si legge a pagina 2, sostanzialmente riguarda soltanto auto elettriche e ibride plug-in (le più sofisticate e costose tra le ibride), oltre che moto e motorini elettrici e ibridi. Dunque, mezzi la cui produzione è ancora limitata (d’altra parte, un incentivo può servire anche a stimolarla) e i cui prezzi sono ancora alti (un’utilitaria elettrica può costare il doppio del suo equivalente con motore tradizionale).
Di qui lo scarso interesse per l’ecobonus in queste settimane e lo scontento degli operatori. Già a fine febbraio la Camera aveva votato a maggioranza, col parere favorevole del Governo, una mozione su incentivi addirittura sull’usato recente e un rallentamento dell’erogazione dell’ecobonus di quest’anno stanziando i 60 milioni di euro disponibili non in un’unica soluzione come sarebbe normale, ma in tranche di 20 milioni ciascuna. Un modo per prendere tempo, in attesa che la produzione di auto elettriche e ibride plug-in aumenti e, soprattutto, che in questo mercato entri il costruttore nazionale: il gruppo Fca, al momento del tutto assente, solo a fine anno dovrebbe disporre di un modello incentivabile, la versione plug-in della Jeep Renegade.
Più volte il viceministro allo Sviluppo economico, Dario Galli,e il sottosegretaria all'Ambiente, Vannia Gava, hanno confermato che si pensa a incentivi per auto con motore tradizionale. Ora però bisogna trovare le coperture finanziarie, quindi il pallino è in mano al ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
Non solo: se davvero si arriverà a incentivare anche l’acquisto di mezzi a benzina o a gasolio, si porrà il problema di conciliare il bonus (tarato sulle emissioni di CO2, gas non inquinante ma pericoloso perché causa i cambiamenti climatici che oggi preoccupano più dell’inquinamento vero e proprio) con i blocchi del traffico in funzione antismog che molti Comuni impongono quantomeno in inverno nei centri urbani, fermando anche diesel recenti. Milano ha già pianificato di bloccare anche quelli con emissioni inquinanti molto basse (gli Euro 6D-Temp e 6D, in produzione solo da pochi mesi) a ottobre 2030 e altri grandi centri potrebbero seguirla.
Però Galli una settimana fa ha dichiarato al Sole 24 Ore che si aspetta per i prossimi anni molti ripensamenti da parte dei sindaci. Probabilmente alludeva proprio agli ultimi progressi imposti dai nuovi standard europei antinquinamento, oltre che a ragioni di consenso elettorale.
Nel frattempo si è tornati a parlare di un’altra misura molto gradita a industria automotive e imprese in generale per svecchiare il parco circolante: il superammortamento. Il Governo sta pensando di reintrodurlo, ma non per le auto. Qualche spiraglio viene invece lasciato per i mezzi pesanti. Anche su questo si attende un responso da Tria.
Nessuna novità, infine, sulle agevolazioni previste per i disabili. Ma la quantità di norme affastellatesi negli ultimi vent’anni consiglia un riepilogo, che potete leggere a pagina 4.
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