Attenti alle note in piccolo e a leggere per bene il contratto dell'operatore, perché altrimenti è facile avere brutte sorprese dopo aver sottoscritto un contratto di telefonia. Si rischiano costi extra – che scattano magari dopo un anno, alla fine del periodo promozionale – e super costi di disdetta anticipata. Oppure di andare a una velocità inferiore a quella prevista (e un po’ promessa dalla pubblicità).
Il problema della trasparenza nelle tariffe telefoniche – qui analizziamo in particolare quelle di rete fissa – è annoso, ma in questo periodo pone nuove sfide agli utenti. Se n'è accorta l'Antitrust, che ha aperto a marzo un'indagine (ancora in corso) con il sospetto che non siano ancora abbastanza trasparenti le pubblicità delle offerte di Tim, Wind 3, Vodafone e Fastweb, per diversi motivi. Indaga anche Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) su costi di disdetta e trasparenza delle caratteristiche tecniche delle offerte fibra (quest'ultimo è uno dei principali problemi indicati dall'Antitrust nel suo annuncio di apertura indagine).
Vediamo quindi le principali trappole da cui guardarsi e cosa si rischia se ci si fida a occhi chiusi del proprio operatore.
Il consiglio generale
In generale, “c'è un primo errore da evitare”, ci spiega Marco Bulfon, esperto di analisi sulle tariffe per Altroconsumo.
“Ed è un errore molto comune: andare al negozio quando ancora non abbiamo le idee chiare. Troveremmo un addetto che ci indica
solo quell'offerta che gli hanno detto di promuovere. E che dice solo le cose commercialmente rilevanti, tacendo su cose importanti
solo per noi come i costi extra”, spiega. “Bisogna invece per prima cosa informarsi sulle offerte prima della sottoscrizione,
vedendo il sito di quell'operatore e della concorrenza. O almeno farlo dopo: cioè non sottoscrivere subito l'offerta, ma farsi
dare tutti i depliant e poi verificare a casa su internet”. “Questo è quanto consigliamo ai nostri associati”.
Certo, l'utente esperto potrebbe fare l'attivazione direttamente su internet – ed è quanto si consiglia di fare. Ma solo pochi utenti hanno la cultura (e a volte anche le competenze) adatta e quindi il passaggio al negozio (magari solo per la sottoscrizione finale) è la scelta più solita.
“Sul sito dei provider magari le caratteristiche delle offerte non sono tutte presentate con la stessa rilevanza e informazioni importanti sono in piccolo…ma almeno c'è tutto, mentre il negoziante o l'addetto del telemarketing tende a nascondere alcune cose”, aggiunge.
Costi di recesso
Che cosa si tende a nascondere? Oppure che cosa tende a essere solo in piccolo, in basso nei siti o dietro qualche clic sulla parola “dettagli” (o simile) sul sito dell'offerta? Per esempio i costi di recesso e di disdetta anticipata, che in telefonia fissa si sommano. Ecco la prima trappola da evitare. I costi di recesso sono base, scattano sempre. Gli altri invece solo se si disdice prima della naturale scadenza del contratto, che è di solito 24 mesi. Quasi tutte le offerte hanno questa clausola (Fastweb è un'eccezione).
“Dobbiamo quindi trovare sul sito – e/o chiedere con insistenza al venditore – la durata del contratto e quali sono questi costi di disdetta anticipata, che possono arrivare anche a 500 euro a seconda del contratto e della sua durata residua”, spiega Buflon.
“Purtroppo non sempre i costi di disdetta anticipata sono indicati sul sito, a volte l'operatore si limita a dire che ci sono. Ecco quindi che bisogna chiederglieli direttamente”. Nei costi di disdetta anticipata di una linea fissa può rientrare la restituzione di tutti gli sconti goduti sino a quel momento (sul canone e sull'attivazione, per esempio). Si noti che secondo le regole Agcom (contro cui gli operatori hanno fatto ricorso al Tar) i costi di disdetta anticipata dovrebbero diminuire man mano che mancano meno mesi alla fine del contratto, ma gli operatori ancora non vi stanno adeguando (e quindi tendono a fare l'opposto: a dare una stangata finale se l'utente disdice poco prima della fine naturale del contratto, solitamente perché – appunto – non sapeva che ce ne fosse una).
Va detto che – alla luce delle suddette regole Agcom – gli utenti a cui l'operatore presenta il conto di un super costo di disdetta anticipata possono sempre reclamare e iniziare una procedura di conciliazione gratuita (anche via sito ConciliaWeb).
Servizi e apparati opzionali
Altre trappole sono i tanti, diversi servizi opzionali che un operatore ci può provare a rifilare. Nell'attivazione online è più facile vederli, durante la procedura di abbonamento ed eventualmente dobbiamo stare attenti a togliere la spunta dai servizi opzionali che non vogliamo. Anche se in certi casi questi sono in piccolo e quindi è facile cascarsi anche online. “Ma è soprattutto con le vendite in negozio che rischiamo di trovarci in contratto servizi opzionali che non vogliamo”, dice Buflon.
L'esempio principe è il modem. Per norma, adesso è libero, ossia l'utente può decidere di usare un modem a propria scelta. “Peccato che i venditori raramente glielo dicono. E arrivano a minacciarlo se quello insiste a usare un proprio modem: gli dicono che forse la linea non funzionerà bene oppure che si perde l'assistenza tecnica”, continua Buflon. Con Fastweb e Wind 3 il modem è incluso gratis, con Tim e Vodafone lo si paga a parte, quindi l'utente dovrà essere particolarmente attento a non accettarlo tra le opzioni se preferisce un proprio modem. Altri servizi che rischiamo di ritrovarci “a forza” nel contratto sono quelli di assistenza tecnica speciale, decoder o servizi di internet tv. “Ma gli esempi sono tantissimi e cambiano di periodo in periodo: gli operatori hanno una bravura eccezionale nell'inventarsi sempre nuovi costi addizionali da infilare nel contratto”, conclude Buflon.
Caratteristiche tecniche dell'offerta
Infine, attenti alla tecnologia dell'offerta fissa. Antitrust nota che non sempre nelle pubblicità è chiaro se il servizio sarà in fibra ottica fino alle case, in fibra-rame o in Adsl, a seconda della zona dove abita l'utente (e a volte il prezzo è uguale, solo che la velocità è molto diversa). Agcom ha imposto agli operatori di mettere sulle offerte i bollini che specifichino il tipo di tecnologia; ma Antitrust nota come questa indicazione spesso sia confusa e non permetta davvero all'utente di capire, nel suo capo specifico soprattutto, quale tecnologia (e quindi quale velocità) potrà avere: a 1 Gigabit, a 100 Mbps, a 200 Mbps o i massimo 20 Mbps dell'Adsl?
Anche in questo caso, l'utente che attiva online può leggere – dopo aver inserito il proprio numero – quale tecnologia potrà avere e la velocità nominale. Con le attivazioni al negozio o al telefono, il consiglio è ancora di chiederlo chiaramente (e magari comunque verificare sui siti web).
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