Il 2019 potrebbe essere l'anno in cui gli smartphone tornano ad avere qualcosa da dire. Dopo anni di tavolette tutte uguali e leggerissimi upgrade tecnologici, la crisi di vendite e l'arrivo del 5G rappresentano la tempesta perfetta per un settore che sembra volere puntare tutto sui display flessibili per ritornare a essere al centro dell'ecosistema della tecnologia. Al Mobile World Congress che inizia lunedì gli analisti si aspettano (non questo e neppure il prossimo anno) una esplosione di creatività nelle forme, come ai tempi della Nokia. Il Galaxy Fold presentato ieri da Samsung a San Francisco è il primo telefonino pieghevole. Uscirà a maggio a partire con un prezzo che parte da 2000 euro. I più cattivi hanno subito detto che assomiglia vagamente nella concezione al Nokia Comunicator 9000 (1996). Il che la dice sulla crisi di idee di questi anni. Ma nella realtà è il primo smartphone di una nuova serie, ben fatto e molto interessante, che rilancerà l'intero settore.
Nell'imminente sarà il 5G a tenere banco, anche perché non si tratta semplicemente di un rete mobile “più veloce”. «Dal 2018 al 2022 ci saranno 22 miliardi di nuovi oggetti collegati a Internet a cui si aggiungono 621 milioni di nuovi utenti Internet e 605 milioni di nuove sottoscrizioni mobile che faranno crescere il traffico dati in media del 46% all'anno - spiega Francesco Sacco docente della Bocconi e tra i massimi esperti italiani di banda larga - . Il 5G è progettato per poter reggere un numero così alto di connessioni contemporaneamente e un simile traffico. Inoltre, essendo molto più flessibile rispetto al 4G nel gestione della banda, potrà gestire sia le frequenze più alte, che daranno connessioni più veloci, sia le frequenze più basse, che garantiranno la copertura maggiore. In questo modo, proprio come serve all'IoT, il 5G sarà la soluzione più adatta per poter avere ampia copertura, a basso costo è con bassi consumi di energia, anche in presenza di collegamenti molto sporadici. La distinzione tra rete fissa e rete mobile diventa molto più sfumata. La regola diventa la virtualizzazione e la rete stessa va in cloud».
Un'altra internet quindi con tutte le ansie da controllo e le tensioni geopolitiche che abbiamo conosciuto in questi mesi. A differenza del web, a livello di hardware comanda la Cina. Huawei dopo aver investito 20 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo è diventato leader mondiale. È?accusata dall'amministrazione Trump di essere una sorta di «cavallo di Troia» per l'intelligence di Pechino. Il timore è che il 5G sarà la mossa da scacco matto della Cina nella corsa all'intelligenza artificiale e all'internet delle cose. Da qui la richiesta pressante di Trump per la messa al bando totale contro le forniture di rete di Huawei.
La Gsma, l'associazione degli operatori mobili globali ha già detto che sarebbe un grave danno per le aziende telecom europee, perché minaccia i rifornimenti sulla supply chain globale delle componenti, alza i costi e mette a rischio gli investimenti nel 5G; occorre invece istituire nuovi sistemi di test per le reti che garantiscano l'adesione ai più alti standard di cybersecurity. L'Europa non ha ancora preso una posizione chiara e gli operatori del continente sembrano avere altri timori. Ma a rompere il ghiaccio un post del Ceo Börje Ekholm du Ericsson il più grosso operatore di tlc europeo «Il problema è la mancanza di spettro, ma le poche aste e i costi ele normative che bloccano il progresso» . E per essere più esplicito, «quando si parla di 5G, la sicurezza non è una componente aggiuntiva, ma viene integrata sin dall'inizio» Come dire nuovi test sulla sicurezza sono costosi e non aiutano il business.
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