La Cassazione dà un forte impulso alla natura pubblica delle società controllate dall’Aci, nella sentenza 8673 del 28 marzo. Il caso deciso riguarda Aci Global spa e deriva se una lite su una procedura di gara per il servizio di tracciamento dei veicoli. La gara era stata indetta dalla spa che, proprio perché considerata organismo di diritto pubblico, doveva seguire le procedure degli appalti pubblici (oggi, Dlgs 50/2016), con contenzioso devoluto al Tar. Se invece la società avesse operato in regime di libero mercato, le controversie sarebbero state affidate al giudice ordinario, come tutte le dispute tra imprenditori.
La Cassazione colloca Aci Global tra le pubbliche amministrazioni, perché, per statuto, presta servizi di assistenza (mobilità e reti operative per manutenzione strade, ripristino delle condizioni di sicurezza e viabilità, mezzi di soccorso, gestione di officine) ed è agente di assicurazioni, ma con Aci come unico socio. Quindi opera sul mercato con attività economica e fine di lucro, in regime di concorrenza; ma soddisfa esigenze di interesse generale, non industriali né commerciali. Inoltre, osserva la Cassazione, può ottenere finanziamenti statali con relativa influenza pubblica.
Soccorso e assistenza stradale (con relativo tracciamento elettronico dei veicoli) è attività di pubblico interesse che fa capo all’Aci; lo scopo di promuovere e migliorare sicurezza stradale, pulizia di aree interessate da incidenti, mezzi di soccorso e accessori, pur essendo aperti al mercato, non bastano a escludere una matrice di interesse generale. Oltretutto, nota la Cassazione, Aci Global non opera in «condizioni normali di mercato», ma è stata istituita per adempiere alla stessa mission di Aci: ad esempio, non può rifiutare il servizio richiesto dall’Aci, nemmeno se in perdita. Inoltre, gode di una significativa porzione di clientela costituita dai soci Aci.
Si accresce così l’attrazione delle società satelliti dell’Aci nella sfera pubblica. Un dato importante, alla luce della recente vicenda di Acinformatica , che nell’ambito della miniriforma delle pratiche auto ha rischiato di chiudere perché società privata.
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