Non solo banali complicazioni legate al passaggio della targa da un veicolo all’altro, alle relative comunicazioni agli uffici pubblici e alla convivenza per anni di due diversi regimi (nuovo e vecchio). L’istituzione della targa personale, annunciata dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, se avverrà davvero (e pare possa essere presto portata in Consiglio dei ministri), rende difficile anche la gestione dei dati ai fini fiscali e di altri aspetti non secondari. Senza contare che i pochi risparmi possibili rischiano di venire intaccati da aumenti dei canoni per chi prende veicoli in leasing o a noleggio.
Il problema principale è fiscale e coinvolge Regioni (destinatarie del gettito del bollo e responsabili della gestione del tributo) e Province (cui spettano l’Ipt sulle trascrizioni al Pra e l’imposta sull’assicurazione Rc auto). Oggi il dato rilevante per capire se i pagamenti sono regolari è la targa, associata inequivocabilmente agli altri dati del veicolo necessari per determinare importo dovuto e scadenza: data d’immatricolazione, tipo e caratteristiche tecniche. Con la targa personale, il veicolo sarà identificabile solo col numero di telaio. Il che implica una rivoluzione nelle banche dati, già non perfette (soprattutto quelle di alcune Regioni).
Va valutato se ci saranno ulteriori complicazioni per il Fisco, per esempio nelle banche dati dell’agenzia delle Entrate che monitorano i contribuenti (spesometro eccetera).
Non è poi chiaro come saranno gestiti i veicoli lasciati in permuta o con procura a vendere ai commercianti, visto che a regime il precedente proprietario dovrebbe tenersi la targa.
Applicando quest’ultimo principio agli esemplari venduti a km zero, l’operatore che li vende dovrebbe farsi rilasciare una targa che mai utilizzerebbe su strada. Infatti, si tratta di esemplari formalmente usati, il cui proprietario è l’operatore. Che conserverebbe le targhe di quelli che vende, ma senza avere certezza di poterle riutilizzare né che in caso affermativo basteranno ai fabbisogni futuri: quello dei km zero è un mercato molto variabile di mese in mese.
Problema analogo per le società di leasing e noleggio. Lo si sapeva già dal 2010, quando la targa personale fu introdotta nel Codice della strada. Già all’epoca si valutò che i suoi benefici in termini di risparmio non erano sufficienti in rapporto alla complicazioni del nuovo sistema (si veda anche Il Sole 24 Ore del 2 agosto 2010), tanto che si decise di lasciare inattuata la norma. Rispetto ad allora, le flotte di questi operatori si sono molto ampliate. Quindi i costi legati ai frequenti cambi di targa sarebbero più alti e potrebbero causare rincari dei canoni. Il tutto a fronte di risparmi limitati per tutti gli altri utenti: al massimo una quarantina di euro, da spalmare sui 15 anni dopo i quali la targa andrebbe comunque ristampata perché previsto dalla norma (ammesso che incidenti, usura o difetti di fabbricazione già visti in passato non costringano a una ristampa precoce).
Non risulta che il ministero abbia indicato ulteriori benefici di peso tale da superare le complicazioni.
Va poi tenuto conto che, quando un veicolo usato è venduto da un privato a un altro, occorrerà che i cambi di targa siano simultanei o si abbia a disposizione un luogo privato per ricoverare il veicolo: la permanenza in strada senza targa è vietata.
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