L’adunata della discordia è avvenuta il 9 febbraio 2019, al palazzo dello sport di Vicenza. Dove due associazioni dei risparmiatori di Veneto Banca (Coordinamento banche popolare venete di Don Enrico Torta) e della popolare di Vicenza, «Quelli che credevano nella BpVi», hanno riunito 1.300 persone per discutere degli agognati rimborsi di fronte ai due vicepresidenti del Consiglio Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Le altre associazioni? Non invitate dai due organizzatori: rispettivamente l’avvocato Andrea Arman, appassionato di codici e di caccia e Luigi Ugone, su cui gira voce (smentita dall’interessato) di una candidatura leghista alle Europee del 26 maggio.
In questo clima già surriscaldato (dalla mancata decisione sui decreti attuativi della legge di bilancio durante il consiglio dei Ministri di giovedì 4 aprile e dalla convocazione delle associazioni dal Premier Giuseppe Conte prevista per lunedì 8 aprile) ieri 5 aprile è arrivato il durissimo comunicato dei deputati veneti di Forza Italia, Renato Brunetta e Pierantonio Zatterini, che hanno esortato il Governo a non escludere nessuna delle associazioni dei risparmiatori presenti sul territorio. «Va evitata - spiegano Brunetta e Zatterin - la farsa dell’assemblea del 9 aprile ove era stata accuratamente selezionata una claque compiacente. - E chiosano i parlamentari - Non è più tempo per simili pagliacciate». Il timore delle altre numerose associazioni che rappresentano azionisti, obbligazionisti e correntisti di VenetoBanca, popolare di Vicenza (e pure di Banca Etruria, CariChieti, Banca Marche e CariFerrara) è sin troppo chiaro: che vengano prese in considerazione soltanto le ragioni dei raggruppamenti considerati più vicini ai due partiti di Governo.
A spiegare, in breve, il fossato che divide le associazioni è Don Enrico Torta, 80 anni, sacerdote da 56 e da 14 parroco della parrocchia della Natività di Maria, a Dese (non distante da Mestre), fondatore e «cappellano» del Coordinamento a lui intitolato: «Io ho la convinzione che tutti i soci, i clienti e i risparmiatori depredati abbiano diritto al rimborso integrale di quanto loro frodato da quelli che io chiamo i Giuda, e da coloro che non hanno controllato, che io chiamo i Pilato». Linguaggio evangelico a parte, il punto è proprio questo: il rimborso integrale.
A chiarire la questione fuor di metafora è Luigi Ugone, alla testa di “Noi che credevamo nella BpVI”: «Siamo convinti che la strada giusta sia quella già indicata dalla legge di Bilancio 2019. Siamo disponibili ad accettare di discutere eventuali cambiamenti e modifiche solo se questi saranno adeguatamente capiti, valutati e spiegati. Soprattutto se queste modifiche verranno imposte da Bruxelles. A questo punto vogliamo che la Commissione metta nero su bianco la sua posizione anche in relazione al presunto aiuto di Stato che vi sarebbe stato sull’uso del Fondo interbancario sulla tutela dei depositi per Tercas, giudicato errato anche dalla Corte di Lussemburgo». Quanto al mancato invito a Vicenza delle altre associazioni Ugone, quasi, lo rivendica: «Abbiamo invitato le associazioni dei risparmiatori e tenuto fuori quelle dei consumatori, quelle di promozione del territorio e anche gli avvocati in cerca di clienti».
Tra quelle tenute a distanza c’è Federconsumatori, guidata in Veneto da Giovanna Cappuzzo, tra l’altro promotrice di un sit in tenutosi ieri di fronte alla prefettura di Vicenza: «Noi riteniamo che il Governo debba farsi carico delle responsabilità che nel tempo si è assunto nei confronti di un ristoro concreto dei risparmiatori ma occorre tener conto delle osservazioni della Ue che avrebbe buon gioco a interpretare eventuali risarcimenti a pioggia, senza alcun accertamento da parte di un arbitro di una cattiva vendita da parte della banca, come un aiuto di Stato, dunque possiamo comprendere la posizione attendista del Ministro Tria». Sulla medesima lunghezza d’onda Rodolfo Bettiol, penalista e coordinatore di 13 associazioni del territorio: «Tutti vorrebbero tutto. Putroppo questa legge (la legge di bilancio 2019 ndr) sul punto è pessima e lo è sia sotto l’aspetto tecnico sia sotto quello dell’armonizzazione con le norme Ue. Non vi è dubbio che occorra un arbitrato che valuti il diritto al rimborso caso per caso, accertando non certo che si proceda a un rimborso indiscriminato».
E Fulvio Cavallari che rappresenta l’Adusbef, prima associazione a inviare un esposto alla Magistratura sulla congruità delle valutazioni del titolo della Vicenza: «Quella di Bettiol è una tesi che abbiamo sempre sostenuta sin dai tempi della legge 205 e del governo Gentiloni. Oltretutto noi riteniamo che allo scopo di condurre un’istruttoria sugli effettivi diritti ai risarcimenti sarebbe stato sufficiente ricorrere all’Arbitro per le controversie finanziarie presso la Consob, che ha sviluppato in questo biennio una specifica competenza tecnica senza ricorrere a ulteriori istituti che provocherebbero ulteriori perdite di tempo»
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