Un’altra tegola sull’attendibilità degli etilometri: per il Tribunale di Forlì (sentenza 241/2019), per poter essere utilizzati dovrebbero essere controllati in un centro di taratura accreditato, che in Italia non esiste. Il Csrpad del ministero delle Infrastrutture, che per legge ha la competenza sulle verifiche iniziali e periodiche degli etilometri, non è nel sistema Accredia. E continua a non esserlo anche ora che, dopo anni di guasti e difficoltà che hanno rallentato o bloccato l’uso di centinaia di apparecchi, è appena ripartito con nuovi apparecchi.
Quello del mancato accreditamento è il rilievo più importante espresso in una sentenza che evidenzia anche le altre carenze del sistema, ma che si limita a fare proprie tutte le osservazioni contenute nella perizia della difesa. Una scelta giustificata dal giudice con ragioni di «economia», senza però motivare perché i rilievi del perito vengono ritenuti «condivisibili». Dalla sentenza non è dato nemmeno capire quali siano le ragioni giuridiche per le quali l’accreditamento sarebbe divenuto obbligatorio.
Tutto ciò non toglie che sono diversi i tecnici che portano avanti queste tesi, per cui potrebbero arrivare sentenze analoghe e meglio motivate. E in almeno un caso un pm ha rinunciato a portare avanti l’accusa. Accadde così anche con l’obbligo di taratura degli autovelox, negato da tutte le istituzioni una quindicina d’anni fa e invece affermato nel 2015 dalla Consulta.
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