Intercettazioni a rischio se non impossibili. Sistemi digitali a vulnerabilità aggravata di fronte alla minaccia cyber. Vuoti normativi da colmare al più presto. La rivoluzione 5G, non ancora così nota al grande pubblico, ha messo in mobilitazione servizi di sicurezza e forze di polizia. L’allarme è scattato alcune settimane fa con un sottofondo continuo ma in crescendo.
Le mosse di palazzo Chigi
Il direttore del Dis (dipartimento informazioni e sicurezza), Gennaro Vecchione, giovedì in commissione Trasporti della Camera
è stato netto: «Il 5G è potenzialmente foriero di rischi per la sicurezza nazionale». Il giorno dopo il presidente del Consiglio,
Giuseppe Conte, ha incontrato alla Dna (direzione nazionale antimafia e antiterrorismo) il procuratore Federico Cafiero De Raho. Il comunicato
finale di palazzo Chigi non scherza: il presidente del Consiglio ha acquisito dal procuratore nazionale «elementi di interesse
sulle rilevanti problematiche poste dalla nuova tecnologia 5G e sul considerevole impatto che essa rischia di avere sulle
indagini penali».
Il tavolo alla Procura nazionale
Alla Dna è un susseguirsi di riunioni con i responsabili dei servizi di polizia giudiziaria: lo Sco (servizio centrale operativo) e la Postale della Polizia di Stato; il Ros (raggruppamento operativo speciale) dell’Arma dei carabinieri; lo Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza; la Dia (direzione investigativa antimafia). Il tema è così scottante da essere già all’attenzione dei rispettivi vertici: Franco
Gabrielli (Ps), Giovanni Nistri (Cc) e Giuseppe Zafarana (Gdf).
Discussione aperta in Europa
Ma l’allarme attraversa anche i servizi di informazione e sicurezza con un’intensità pari se non maggiore. Lo scenario deve
essere guardato anche in chiave internazionale. Al tema è stata dedicata la sessione riunitasi a Vienna il 14 e 15 marzo scorso
dei capi delle polizia dei 28 paesi membri dell’Unione, per l’Italia ha partecipato il prefetto Vittorio Rizzi, oggi numero uno della Criminalpol.
Sistema al momento ingovernabile
«Il 5G non è un’evoluzione ma una rivoluzione» sottolinea una fonte qualificata. Nessuno nega le straordinarie opportunità
di mercato e di sviluppo economico e sociale. Ma i responsabili della sicurezza nazionale non nascondono timori e preoccupazioni davanti all’idea di un sistema, per quello che se ne sa finora, per molti aspetti
al momento incontrollabile o ingovernabile.
Comunicazioni cifrate e inviolabili
Le comunicazioni 5G sono cifrate: di fatto inviolabili, di gran lunga più sicure per gli utenti di quella attivate, per esempio,
con whatsupp. E «il sistema non tollera intromissioni» spiega la fonte. Di sicuro mafiosi e altri criminali si stanno attrezzando. La moltiplicazione enorme della velocità di comunicazione e, di conseguenza, della quantità di dati
in circolo, può generale confusioni. Una volta risolto il problema dell’accesso dell’operatore di polizia o di intelligence,
l’iperconnessione prevista dal 5G rischia di fargli trovare una marea di dati spuri o inutili.
I rischi dell’Internet of things
Gli addetti ai lavori hanno scoperto sgomenti perfino l’impossibilità di individuare il codice Imsi (International mobile
subscriber identity), un numero univoco associato a tutti gli utenti di telefonia mobile di reti Gsm o Umts. Enorme dunque
sarà la massa di dati in circolazione a velocità vorticosa, numerosissima la serie di oggetti - la cosiddetta Internet of things - connessi. Le forze di polizia potrebbero avere la necessità di intercettare non solo una comunicazione tra due persone ma,
per esempio, anche quelle tra un soggetto e un oggetto collegato, guidato «da remoto».
Il vuoto normativo
Occorre dunque approntare al più presto nuove regole tecniche d’intesa con tutti gli operatori del settore, a partire dai
concessionari e i gestori di rete. Ma ci vorranno anche nuove norme di legge per garantire la continuità delle funzioni di polizia giudiziaria e di intelligence.
Disposizioni legislative tutte da costruire con i dicasteri interessati: l’Interno, lo Sviluppo Economico e la Giustizia sono
già allertati insieme a palazzo Chigi.
Una campagna di prevenzione per le imprese
Resta poi il rischio di acquisire tecnologie insidiose come è stato paventato per quelle cinesi. Il pericolo di attacchi cyber
diventa così esponenziale. Intanto a breve, hanno annunciato il direttore del Dis e il suo vicario, Enrico Savio, anche a
seguito del lavoro del tavolo tecnico con le imprese presso il Dis, partirà un road show per sensibilizzare sul territorio il sistema delle piccole e medie imprese di fronte alle minacce informatiche. Insidie ormai senza sosta.
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