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Traffico di carburanti, l’oro nero dei clan

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Commento|sale in zucca

Traffico di carburanti, l’oro nero dei clan

Mai come negli ultimi tempi si è parlato sui “mass media” dei rapporti Stato – mafia, così come della camorra, con in testa i casalesi, e della ‘ndrangheta: anche l’altra sera, tanto per fare un esempio, ho seguito su Rai2 un interessante dibattito sull’argomento dopo il docufilm della Guzzanti. Ma al di là dei commenti sul tema generale, pochi osservatori hanno poi cercato di sviscerare anche il risvolto economico degli affari dei “clan”. Prendiamo, ad esempio, il caso del traffico illecito dei carburanti in mano alle cosche: l’Unione petrolifera ha stimato che il “business” valga 3 miliardi di litri l’anno, cioè il 10 per cento del totale dei consumi in Italia. E l'evasione fiscale dell'oro nero, tra accise ed Iva, supera addirittura i 4 miliardi di euro. Vittime di questi affari sono, oltre alle casse dello Stato, i commercianti onesti e i clienti, che spesso si ritrovano nel serbatoio strane miscele, per non parlare dei contribuenti stessi che debbono sopportare un maggior carico fiscale per colpa dell'evasione di altri.

Un mondo, quello dei carburanti-fantasma, un po' variopinto che va dal gasolio - fatto transitare in particolare dal Brennero, e dalla Slovenia, sotto forma di oli vegetali -, alle colonnine che vengono taroccate nel conteggio dei litri erogati. Sotto osservazione sono soprattutto le “pompe bianche”, quelle stazioni di servizio senza logo che praticano sconti a volte considerevoli per un mercato dove l’importo dell’accisa è superiore al costo stesso di produzione ed il margine di guadagno al litro per il singolo operatore si aggira al di sotto del 10 per cento.

Per rendersi conto delle dimensioni di questo mercato parallelo, basta fare un rapido “flash-back” delle più recenti operazioni della Guardia di Finanza. È sufficiente una sola data: lo scorso 10 aprile. Se in quel giorno ci sono stati 5 arresti e 19 indagati, tra Napoli, Roma e Bari, per dichiarazioni omesse o fraudolente con il sequestro di beni per oltre 48 milioni, nelle stesse ore, nella sola capitale, sono stati arrestati in nove per illecita importazione e commercializzazione di prodotti petroliferi, con il sequestro di oltre 120mila litri di gasolio di contrabbando.

Paesi d’origine delle miscele “farlocche”, che arrivano in Italia in totale evasione d’accisa, sono principalmente Polonia, Ungheria e Repubblica Slovacca. Formalmente, per giustificare il loro transito in Italia, i carichi vengono indirizzati a società cipriote, greche o maltesi mentre, in realtà, sono smerciati nel Belpaese.

Ultima nota a margine: nell’inchiesta della Dia di Milano sulle tangenti a politici ed amministratori nella quale è indagato anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, gli investigatori hanno scoperto che il contante in nero, usato in particolare da un imprenditore per foraggiare un uomo politico, sarebbe derivato proprio da false cessioni di carburante. E, in questo caso, non ci sarebbe di mezzo neppure il gasolio taroccato.

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