Caro materie prime

Prezzo del vino nei supermercati: Federvini e Uiv contro lo stop ai listini

Cantine tra due fuochi: da un lato gli aumenti dei costi, su tutti quello del vetro; dall’altro la Gdo che si oppone ad altri aumenti

di Giorgio dell'Orefice

3' di lettura

Mondo del vino tra due fuochi. Mentre da un lato aumentano ancora i listini delle materie prime (a cominciare dall'energia) e dei materiali (primo tra tutti il vetro) dall'altro la grande distribuzione (che veicola la fetta maggiore dei volumi di vino in Italia) fa fronte comune e resiste a ogni richiesta di ritocco dei listini sugli scaffali. Un fuoco incrociato che rischia di pregiudicare i conti delle cantine nel 2023.

È l’allarme lanciato con una nota congiunta dalle due principali organizzazioni delle imprese vitivinicole: Federvini e Unione italiana vini.
«Il nuovo anno – si legge nella nota – si aprirà con un nuovo aumento dei prezzi del vetro di circa il 20%. Il nuovo incremento chiesto dai fornitori si aggiunge al +48% riscontrato nel corso del 2022. Numeri che rischiano di far piombare in recessione un comparto fin qui in buona salute».

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Il tutto poi ulteriormente complicato dal fatto che a valle della filiera, la grande distribuzione resiste ad ogni ritocco di listino. Non solo, in questi giorni da parte delle catene della Gdo è giunta alle imprese la richiesta di una moratoria sui prezzi per almeno 4-6 mesi.

«Una richiesta insostenibile – hanno aggiunto Federvini e Uiv – considerando che già nel 2022 le aziende del vino hanno assorbito gran parte dei forti aumenti di energia e materia prime: continuare così significa perdere marginalità e redditività».

L'intero settore è in profonda sofferenza e rifiutare oggi gli adeguamenti dei prezzi, già programmati, significa mettere a rischio la tenuta dell'intera filiera vitivinicola a monte della distribuzione. Secondo Federvini e Unione Italiana Vini (Uiv) è necessario avviare un dialogo schietto e fattivo lungo tutta la filiera perché serve condivisione e la collaborazione di tutti per affrontare la difficile situazione contingente.

«In questo modo siamo tra l'incudine e il martello – ha commentato la presidente di Federvini, Micaela Pallini – ci chiedono di accettare aumenti anche del 20%-25%, come quello del vetro, che soprattutto oggi ci sembra ingiustificato visto che i prezzi energetici al momento sembrano sotto controllo, però vorrebbero che i nostri prezzi finali rimanessero invariati. È evidente che questa combinazione non può assolutamente funzionare e mette a rischio migliaia di piccole e medie aziende, dopo due anni di bassa redditività e costi crescenti».

«La congiuntura che va sempre più delineandosi – ha aggiunto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi – minaccia da vicino un settore come il nostro. Siamo a cavallo tra un’escalation dei prezzi alla produzione, un minor potere di acquisto da parte dei consumatori, con storici partner, come la grande distribuzione e l'industria del vetro, che mostrano rigidità poco costruttive. Sarebbe invece importante potersi concentrare tutti assieme su possibili soluzioni».

Il mondo del vino chiude così un 2022 con più ombre che luci e con un 2023 che potrebbe, nel suo scenario negativo fatto di recessione e guerra, peggiorare ancora. Secondo l'elaborazione dei dati Istat da parte delle 2 organizzazioni italiane del settore, nel corso del 2022 il mondo del vino ha registrato aumenti dei listini molto contenuti nella grande distribuzione (non oltre il 6,6% di media), quindi largamente sotto gli attuali livelli di inflazione e molto inferiori rispetto a quasi tutti i comparti dell'agroalimentare del Belpaese. Un deficit, questo, a cui si aggiunge il contestuale decremento volumico della domanda di vino presso la grande distribuzione nei primi 11 mesi dell'anno (-6%).

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