Prosecco e Spumante: non solo brindisi, le bollicine volano tutto l’anno
Tra Natale e Capodanno il picco dei consumi, ma export e nuove abitudini hanno reso questi vini protagonisti anche durante i pasti o come aperitivo
di Giorgio dell'Orefice
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Tra le tradizioni di fine anno c’è anche quella di provare a stimare quante bottiglie di spumante verranno stappate in Italia e all’estero nel corso delle festività. Tra Natale e Capodanno 2022 – per la cronaca – si parla di poco meno di 375 milioni di bottiglie, per tre quarti esportate, con una crescita rispetto allo scorso anno del 6 per cento. Ma se gli spumanti italiani sono diventati nel tempo un fattore sempre più rilevante nelle dinamiche del vino made in Italy è proprio da quando il loro consumo e la loro vendita si sono progressivamente sganciati dalle festività.
Questo processo è avvenuto nel corso degli ultimi venti anni con una forte accelerazione negli ultimi dieci, in primo luogo grazie alla moda (anche questa italiana e molto esportata) degli aperitivi e dello Spritz ma anche del consumo col pasto o comunque sganciato dalle ricorrenze. E il principale effetto di questa dinamica emerge con chiarezza dai dati della produzione che è letteralmente esplosa. Secondo le cifre elaborate dall’Osservatorio dell’Unione italiana vini nel 2000 la produzione di spumanti in Italia era di 1,2 milioni di ettolitri (80 milioni di bottiglie) oggi è di 7,2 milioni (oltre 970 milioni). Nel 2000 le vendite di bollicine, in Italia, erano attorno ai 600mila ettolitri e oggi sono arrivate a oltre 2 milioni di ettolitri con un’incidenza sul totale dei consumi di vino del 15 per cento.
Un quarto dell’export di vino
Ma ancora più rilevante è il ruolo degli spumanti sull’export enologico made in Italy. Nel 2021 l’Italia ha esportato 4,9 milioni di ettolitri di sparkling (+200% sul 2010 contro +4% dei vini fermi) per un valore di 1,8 miliardi di euro (+310% contro +58% dei vini tout court). E quest’anno si punta a superare la soglia dei 2 miliardi di fatturato all’estero solo per gli spumanti. Ma soprattutto l’incidenza delle spedizioni di bollicine sul totale export di vino è passata dall’8% del 2010 al 23% del 2021 a volume, e dall’11% al 26% per i valori. Numeri che hanno inoltre mostrato un ulteriore trend di crescita nel 2022. Insomma, se non ci fosse stato il vero e proprio boom produttivo e di export di bollicine le performance del vino italiano in questi anni sarebbero state sensibilmente meno brillanti.
Le spedizioni di sparkling made in Italy sono storicamente concentrate in Usa, Regno Unito e Germania ma nel biennio 2019-2021 sono molto cresciuti gli sbocchi di Francia (soprattutto Prosecco, +25% valore), Paesi scandinavi, Canada (+23%), Polonia (+25%), Australia (+11%). Segno di un appeal che sta crescendo anche da un punto di vista geografico.
Oltre il Nord Est
Tornando ai dati produttivi, nell’ambito di una crescita che in volume dal 2000 a oggi è stata del 500% oltre l’80% degli spumanti italiani sono a denominazione d’origine con circa un centinaio di tipologie prodotte (ad esempio Prosecco Doc, Treviso, Trieste, Rosato, Trento Doc, Trento Doc Rosé, Riserva). A livello territoriale considerando il Prosecco come veneto di origine (nonostante grosse fette di produzione o di imbottigliamento avvengano in altre regioni come Piemonte e Friuli), la spumantistica italiana è prevalentemente concentrata nel Nord Est con 686 milioni di bottiglie prodotte nel 2021 e un peso sul totale dell'86%. A seguire il Piemonte all’8% (64 milioni di pezzi in gran parte legate all’Asti), poi Lombardia con Franciacorta (23 milioni cui vanno aggiunti quelli dell'Oltrepo pavese) e Trentino (con il Trento Doc) 2% per 14 milioni di bottiglie.
Ancora piccolo, seppure in crescita, il comparto dello spumante nelle altre regioni, con Emilia Romagna a 8,8 milioni di bottiglie (in buona parte legate al Lambrusco ma con il fenomeno Pignoletto in crescita) e Sicilia a 1,3. In Sicilia volumi ancora limitati ma un elevato numero di referenze: una trentina nella Doc regionale, altre 20 nell’Igt Terre Siciliane, a cui si aggiungono gli spumanti prodotti a Erice, Pantelleria e sull’Etna. La più prodotta in assoluto è proprio l’Etna, che però non supera le 165mila bottiglie.
Tra i veri e propri fenomeni recenti nel mondo delle bollicine made in Italy vanno ricordati poi i rosati. Anche qui a farla da padrone è il Prosecco che nel giro di pochi anni è arrivato a quota 71 milioni di bottiglie pari al 90% del totale. A seguire la Franciacorta (con 2 milioni di pezzi), poi il Trento, con 965mila bottiglie pari all’1% del totale (a cui si aggiungono 100mila bottiglie di Riserva).
Degno di nota che nella classifica, parte alta, compaiano sempre più le bollicine rosa base Lambrusco: Emilia (612mila pezzi), Modena (233), Sorbara (110), Salamino (92mila).
In totale, i rosati incidono per circa il 10% sul totale spumante italiano. Sopra la media il Prosecco (13%) a seguire Lambrusco rosé e poi Franciacorta (10%) e Trento Doc appena sotto il 10 per cento.
I produttori: Champagne lontano
«Noi quest’anno a settembre, abbiamo finito il vino – racconta il presidente di Ca’ del Bosco, Maurizio Zanella –. Dovrebbe forse inorgoglirci ma in realtà non ci piace affatto lasciare clienti senza prodotto. Siamo per mantenere un profilo basso. È vero che il mercato sta andando molto bene ma se siamo senza prodotto è anche perché veniamo da vendemmie più scarse».
« In più - prosegue Zanella - con una minore offerta stiamo spuntando anche prezzi migliori e come Franciacorta stiamo crescendo anche all’estero che era il nostro tallone d’achille. Ma riteniamo di dover smorzare questa euforia da bollicine: non dimentichiamo che lo Champagne a parità di bottiglie fattura quattro volte di più».
«Le bollicine in Italia e nel mondo – aggiunge il presidente e ad di Cantine Ferrari, Matteo Lunelli – hanno avuto un grande trend grazie agli aperitivi e alla progressiva diffusione del consumo a tutto pasto. Quest’ultimo favorito dalla sempre maggiore attenzione ai cibi leggeri, alle verdure, al pesce che meglio si accompagnano a vini più leggeri ed eleganti come gli spumanti. Al tempo stesso nei ristoranti si è diffusa la vendita al calice molto più che in passato. Sui mercati esteri invece si è rotto il monopolio dello Champagne e c’è una maggiore propensione e curiosità verso altri prodotti di qualità come le nostre bollicine di montagna Trento Doc. Qualcuno ha scritto che l’universo degli spumanti non è più un sistema con un sole, lo Champagne, e alcuni pianeti attorno ma sempre più una galassia popolata di stelle. Un’immagine che ci piace molto».
«Gli spumanti italiani sono un grande fenomeno enologico – ha commentato il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti – che va ora tutelato in maniera adeguata all’interno della riforma delle indicazioni geografiche allo studio di Bruxelles».