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Si riducono le perdite, in un quadro difficile

Nel corso degli ultimi anni in Italia la filiera grafica e cartotecnica, con tutte le sue componenti, ha subìto in modo decisivo gli effetti della crisi. E se, dopo più di cinque anni di crisi, la sensazione di aver raggiunto il reale "fondo" della crisi sembra confermata dai dati forniti dall'Istat circa la dinamica del Pil e della produzione industriale, è peraltro necessario avere una certa cautela, soprattutto con riferimento ai comparti della filiera più legati alla grafica. Tutte le variabili macroeconomiche dei comparti (macchine per grafica e cartotecnica, produzione di carta e cartone, editoria, stampa di giornali quotidiani, stampa, cartotecnica e trasformazione) nel 2013 hanno mostrato la stabilizzazione necessaria per il reale, auspicato, cambio di passo (a giudicare dallo studio per la filiera carta-editoria-stampa-trasformazione presentato stamattina a Roma).

Nel dettaglio, il fatturato è sceso nel 2013 del 4,4% (a quota 31,5 miliardi) mentre nel 2012 aveva toccato quota -8,6 per cento. Anche tutte le altre macrovariabili sono in negativo ma migliori rispetto al 2012: vendite interne -6% (era -11,1% l'anno precedente), export -0,2% (rispetto al precedente -1,2%), addetti -1,8% (rispetto al -2,4%). Entriamo però ora nella fase in cui si dovrà valutare se la dinamica negativa di questi ultimi anni sia stata frutto solo della crisi a livello internazionale o se invece i meccanismi operativi, oggettivamente poco efficienti, che caratterizzano il nostro sistema economico, abbiano denunciato una riduzione di competitività anche relativa rispetto alle altre economie internazionali.

Dal punto di vista congiunturale, nel corso degli ultimi mesi, la dinamica dei diversi comparti della filiera è risultata ampiamente differenziata. A fronte di settori, come la meccanica grafica e cartotecnica e la produzione di carta, che hanno evidenziato risultati migliori (fatturato a oltre 2 miliardi il primo, 6,8 il secondo), il comparto cartotecnico ma soprattutto il settore grafico hanno evidenziato le performance più deludenti (14,2 miliardi contro i 14,7 nel 2012), sia con riferimento al mercato italiano che al fatturato estero. Le difficoltà, nate soprattutto nel comparto che negli ultimi anni è risultato più debole, quello della grafica (e, a monte, della produzione di carta), sono infatti legate al sommarsi di una serie di elementi concorrenti che hanno provocato una severa selezione naturale delle imprese. Dal lato della domanda, tutta la filiera (con esclusione del comparto delle macchine) mostra strutturalmente un grado di apertura internazionale ridotto.

Poiché nel corso degli ultimi anni i mercati esteri hanno avuto una dinamica di crescita più favorevole di quella interna, è evidente che le imprese non hanno potuto sfruttare l'effetto positivo di un livello crescente di esportazioni. Inoltre, non solo la domanda interna è risultata generalmente debole, ma la forte riduzione della domanda pubblica e il progressivo impoverimento dei consumi delle famiglie, sia a causa dei fenomeni di disoccupazione che in funzione di una fiscalità che ha ormai raggiunto livelli insostenibili, hanno provocato un inaridimento del mercato interno. D'altra parte, sotto il profilo della spinta imprenditoriale, la fiscalità nei confronti delle imprese, che ci colloca, come aliquota fiscale "effettiva" ai più elevati livelli mondiali, è un ulteriore elemento che non solo non spinge le imprese a investire in Italia, ma che ormai fornisce anzi tutti gli spunti per delocalizzazioni che, un tempo soltanto societarie, ora sono senz'altro pienamente industriali.

Da ultimo, la grafica italiana soffre di due ulteriori elementi di debolezza strutturale, rappresentati dalla scarsa propensione degli italiani alla lettura e dalla sempre più forte concorrenza, rispetto alla carta stampata (sia libri che giornali), dei canali e degli strumenti digitali, che sicuramente non favoriscono il rilancio della realtà grafica italiana.
Tutto il settore patisce gli elementi di debolezza che connotano in maniera differenziale il sistema economico italiano rispetto ad altri concorrenti: dagli svantaggi in termini di imposizione fiscale alla rigidità del mercato del lavoro, dalla ridotta produttività all'elevato costo dell'energia, dalla bassa propensione all'innovazione al sottodimensionamento delle imprese, da modelli di governance eccessivamente concentrati su imprese in mano a singoli imprenditori o nuclei familiari alla mancanza di una politica industriale che "latita" ormai da circa vent'anni. La filiera della grafica e cartotecnica ha, per certi aspetti, accentuato questi aspetti, unendo fenomeni congiunturali ad elementi che hanno natura prettamente strutturale e specifica.

L'autore è docente all'Università Bocconi di Milano

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