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L'export mostra un'altra faccia: quella del turismo

Il turismo è l'altra faccia dell'export toscano. Nel momento più delicato di questa lunga crisi, quando a tutti appare chiara la necessità di un colpo di reni per uscire dal pantano in cui l'Italia rischia di restare imprigionata, mercati e viaggiatori internazionali si confermano i motori dell'economia regionale, a cui affidare la prospettiva di una ripresa in grado di creare anche posti di lavoro.

«Sentiamo gli effetti della recessione, in termini di flessione del Pil e di calo dell'occupazione, ma la Toscana sta reagendo meglio di altre aree del Paese, come dimostrano i risultati delle esportazioni», dice il presidente della Regione, Enrico Rossi. «Questa tenuta del nostro sistema è legata in parte all'arretramento registrato nel primo decennio del secolo - aggiunge - ma soprattutto alle buone performance di quelle aziende che hanno saputo conquistare i mercati esteri, nella moda come nel settore cartario e della meccanica, insieme al forte traino del turismo».

Dal 2008 a oggi, la Toscana ha perso circa 5 punti e mezzo di Pil (-1,3% la flessione nel 2013) e 74mila occupati (8,7% il tasso di disoccupazione medio dell'anno scorso), in base alle ultime stime dell'Irpet, l'Istituto regionale di programmazione economica che ha però individuato sul territorio 3.300 imprese manifatturiere, circa il 5% del totale, in grado di fare innovazione e di competere a livello mondiale. Queste aziende hanno spinto l'export toscano (+16,6% nel periodo 2008-2013), che anche quest'anno dovrebbe crescere in maniera importante (+4,7% l'attesa, in linea con il 2013).

«La diversificazione dell'economia regionale è stata un buon salvagente contro la crisi - commenta Simone Bettini, imprenditore del settore meccanico (gruppo Rosss) e presidente di Confindustria Firenze (oltre che vice presidente nazionale di Federmeccanica) -. Ma i consumi interni sono fermi e il progressivo esaurimento degli ammortizzatori sociali preoccupa, nonostante le stime di leggera ripresa del Pil nel 2014 (+1% a livello regionale, n.d.r.)».

Anche per Vasco Galgani, leader di Unioncamere Toscana (e della Camera di commercio di Firenze), il «tunnel non è finito, benché si percepiscano i primi segnali di un'aspettativa positiva. La situazione è a macchia di leopardo: chi lavora sui mercati internazionali va bene, mentre soffrono tutti gli altri. E sono troppi - dice Galgani -. Le aziende pagano in molti casi un eccesso di vocazione immobiliare, che in passato ha frenato gli investimenti».
La prudenza è condivisa dal fronte sindacale: «Purtroppo la crisi c'è ancora e non sono ottimista sulle prospettive», sottolinea Riccardo Cerza, segretario generale della Cisl toscana. «Deve ripartire la domanda interna - aggiunge - e la ripresa potrà arrivare solo dal binomio eccellenza-innovazione e da un modo diverso di consumare». Bettini parla di «tavolo regionale per ridisegnare una strategia di crescita» che necessariamente deve puntare su «poche priorità, tra cui il manifatturiero, le infrastrutture e il turismo».

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