Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2013 alle ore 10:51.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2013 alle ore 11:39.

Svolta semplificazione per l'agricoltura del Lazio. Nei giorni scorsi è stata varata una delibera regionale sulla sburocratizzazione in agricoltura dalla quale si attende una nuova spinta per lo sviluppo del settore nella regione. Un comparto tutt'altro che marginale visto che, secondo i dati dell'ultimo Censimento Istat, conta oltre 98mila aziende (36mila condotte da donne e 8.800 da giovani agricoltori), in calo però di ben il 48% rispetto al 2000. Il forte ridimensionamento strutturale registrato dall'agricoltura del Lazio ha colpito innanzitutto le aziende con dimensione inferiore a un ettaro mentre contemporaneamente è cresciuta la superficie media delle aziende (arrivata a quota 3,5 ettari). Il giro d'affari del settore è di 2,5 miliardi di euro, dei quali 753 milioni sono legati all'export. Dati sostanzialmente stabili rispetto ai primi anni 2000 nonostante il profondo ridimensionamento nel numero delle imprese e la difficile congiuntura generale. Segnali di una profonda ristrutturazione del settore che ha imboccato in maniera chiara la strada della specializzazione.
La centralità del comparto agricolo nell'ambito dell'economia del Lazio è stata ribadita nei giorni scorsi dal presidente della Giunta regionale, Nicola Zingaretti, che ha presentato la delibera sulla semplificazione. «L'agricoltura – ha detto il presidente Zingaretti – è un comparto produttivo di vitale importanza ma nel quale dobbiamo cambiare alcune cose. In questa ottica vogliamo rendere più efficace ed efficiente il settore in modo che possa essere il pilastro di un nuovo modello di sviluppo per la nostra regione. Il mondo ci chiede qualità, storia, arte e cultura, borghi ed enogastronomia. Noi queste cose le abbiamo e dobbiamo smettere di umiliarle e distruggerle».
«Il provvedimento messo a punto dalla giunta regionale – ha aggiunto il direttore della Coldiretti Lazio, Aldo Mattia – è determinante perché è in grado di garantire semplicità operativa alle imprese. Si tratta di un segnale positivo in particolare in vista del prossimo Piano di sviluppo rurale che proprio grazie alle nuove regole potrà finalmente risultare di più semplice gestione».
La delibera attribuisce infatti ai Centri di assistenza agricola (Caa) un ruolo di certificatori sia nell'ambito di alcune importanti misure previste dal Piano di sviluppo rurale sia su altre questioni "sensibili" in materia agricola come il rilascio delle certificazioni necessarie per ottenere il carburante agricolo, di quelle per ottenere la qualifica di Iap (imprenditore agricolo a titolo principale) oppure per l'iscrizione nell'elenco degli agriturismi.
«Il meccanismo previsto è semplice – spiegano alla Coldiretti Lazio –: la certificazione rilasciata dal Centro di assistenza agricola su queste specifiche materie fa scattare, dopo 30 giorni dal rilascio, il principio del silenzio–assenso. E in questo modo siamo convinti che sarà impressa una importante accelerazione agli adempimenti».
Il nuovo assetto dovrebbe consentire inoltre di accompagnare in maniera positiva alcuni cambiamenti che già si sono innescati nel settore agricolo regionale. «Innanzitutto ci aspettiamo – aggiunge Mattia – che venga favorito il processo di ricambio generazionale nelle campagne. Processo che già ha visto, nel corso degli ultimi due anni, oltre 700 giovani agricoltori insediarsi in azienda».
E altre ricadute positive sono attese sul fronte delle vendite dirette, fenomeno fortemente voluto dalla Coldiretti a livello nazionale e letteralmente esploso nel Lazio. Anche grazie alla presenza stabile a Roma di tre mercati degli agricoltori (situati al Circo Massimo, all'Auditorium Parco della Musica e nel quartiere Tiburtino) che si aggiungono agli altri itineranti, il numero di imprese che effettuano la vendita diretta nel giro di soli quattro anni è passata dalle 18 iniziali alle 490 di oggi.
Insomma profondi cambiamenti in campo ma non solo. Il settore alimentare del Lazio si attende importanti sviluppi anche dall'universo dei prodotti di qualità Dop e Igp. Di recente infatti il marchio Igp ha coinvolto un prodotto che può mettere in campo numeri considerevoli e non restare (come purtroppo accade spesso) un riconoscimento valido solo "sulla carta". Si tratta della Porchetta d'Ariccia Igp che a poco più di due anni dal via libera Ue (nel 2011) ha già innescato significativi processi di sviluppo. «Il principale effetto – spiega il direttore dell'Associazione dei produttori della Porchetta d'Ariccia Igp, Leonardo Bernazza – è aver convinto i produttori che l'associazionismo sia la principale leva per arrivare a una valorizzazione del prodotto. Su un volume complessivo di 4 milioni di chilogrammi, oggi ne certifichiamo appena il 20%, ma siamo riusciti a mettere insieme 11 produttori per un giro d'affari di 35 milioni di euro. L'export è appena al 10–15% del totale ma vediamo che la grande distribuzione, sia nazionale che estera, ci chiede il prodotto certificato anziché quello senza marchio. E questa, per ora, è la nostra vittoria».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
Dai nostri archivi
Moved Permanently
The document has moved here.