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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2013 alle ore 13:01.
L'ultima modifica è del 22 ottobre 2013 alle ore 15:40.

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Simulatore di volo della Alenia AermacchiSimulatore di volo della Alenia Aermacchi

Dopodomani il ministro Zanonato aprirà il tavolo automotive con Fiat e le aziende del settore. Il Piemonte, che al settore dell'auto è pur sempre legato a filo doppio, terrà i riflettori accesi sull'evento. E nella manifattura subalpina l'automotive rappresenta ancora tanto. «L'industria manifatturiera – dice Gianfranco Carbonato, presidente di Confindustria Piemonte – ha sofferto qui più di altri comparti, ma ci sono grosse capacità di reazione. Auspico una riscoperta dell'automotive, soprattutto quello di gamma alta, con politiche ad hoc, e questo rivitalizzerebbe la regione».

«Vedo ancora mancare un clima generale di fiducia – aggiunge Carbonato – occorre un patto sociale allargato». Che sosterebbe l'impegno a incrementare la capacità competitiva, accanto alle strategie di export, che le imprese piemontesi, nel loro complesso, hanno intensificato in questo periodo, tanto da registrare, nel primo semestre dell'anno, un aumento del 2,1%, a oltre 20 miliardi. Lo rileva Alessandro Barberis, presidente della Cdc torinese che ha fatto del sostegno all'internazionalizzazione una mission (con investimenti per 3,5 milioni), con progetti che hanno riguardato un migliaio di imprese: «C'è una grande voglia di fare e di concentrarsi sulle cose che dipendono da sè stessi e il positivo nasce da questa consapevolezza». E c'è anche voglia di mettersi insieme.

Si sono appena chiuse presso il Centro estero per l'internazionalizzazione (Ceip) le nuove candidature ai 16 progetti di filiera che aggregano per settori le aziende per promuoverle all'estero. «Sono oltre 1.500 le imprese piemontesi che hanno avvertito il bisogno di mettersi insieme su questo cammino e l'altro giorno sono arrivate altre quasi 200 candidature», dice il dg Giuliano Lengo. Un cammino guidato dal Ceip e sostenuto dai fondi di Ue, Regione e sistema camerale (con un largo apporto della Cdc di Torino). L'aggregazione più rappresentativa è, e non poteva essere diversamente, l'automotive (quasi 300 imprese), ma pesano molto anche altri settori (con oltre cento adesioni) tra cui agroalimentare, automazione/impiantistica/meccatronica, industrie creative (design e alta gamma), ferroviario, progettazione e abitare, tessile e meccanotessile, aerospazio. Ci sono qui i semi di un altro fenomeno, quello dei contratti di rete, dove però il Piemonte resta indietro rispetto alle altre regioni manifatturiere. E ci sono i tavoli tecnici che raggruppano le Pmi in chiave di ricerca ed export, come quelli che stanno costruendo l'aliante ad alimentazione elettrica e nuovi sedili per i velivoli. E mentre da ieri il progetto di filiera per il tessile è a Shanghai per la fiera Intertextile, da domani il Piemonte mette in vetrina il suo aerospazio, realtà che pesa circa il 3,5% del Pil regionale ma che sta facendo da volano nella produzione industriale del comparto mezzi di trasporto, tanto in terra piemontese quanto nel resto d'Italia.

L'aerospazio "made in Piedmont" si prepara agli Aerospace & defense meetings – da domani e per due giorni all'Oval, 500 aziende tra espositori e acquirenti e 20 Paesi rappresentati – e tiene alta l'attenzione sull'innovazione, anche grazie alla piattaforma tecnologica regionale che, negli ultimi anni, ha messo a disposizione del sistema 50 milioni di risorse. La lezione dunque è chiara, come spiega Carbonato: «Crescono i settori dove il contenuto tecnologico è più elevato». Tutto ciò, comunque, avviene in un contesto assai difficile: dal 2007 a oggi il Piemonte ha perso 19 miliardi di Pil. Nel primo semestre di quest'anno, a confronto con lo scorso, il Piemonte produttivo ha lasciato a casa quasi 60mila persone, 55mila delle quali nella manifattura. Una nuova fase di deindustrializzazione? «Il Piemonte – dice Giuseppe Berta, docente alla Bocconi di Milano – ha vissuto una fase di declino industriale a partire dagli anni Novanta, periodo nel quale ha perso industria e peso specifico in relazione al Pil nazionale. Le difficoltà di oggi sono uno strascico di quel periodo, ma vanno inquadrate in un processo diverso, di riqualificazione verso l'alto del sistema industriale piemontese, che si rivolge sempre più ai mercati "premium", attraverso lavorazioni con un valore aggiunto crescente, ma con minore potenziale occupazionale».

Casi come la Pirelli di Settimo o la Maserati di Grugliasco «rappresentano – aggiunge Berta – gli esempi di questo processo che si sta sempre più radicalizzando nella manifattura piemontese». La trasformazione della meccanica locale insegna. Parla di cauto ottimismo Andrea Romiti, ad della Apr, azienda dell'aerospazio specializzata nella produzione di componenti, e rappresentante di Amma e Unione industriale di Torino all'interno del Distretto aerospaziale piemontese: «Il trend dell'aeronautica è in crescita, grazie alle grandi potenzialità del trasporto aereo, anche se bisogna considerare che i produttori operano in un mercato globale altamente competitivo». Non bastano più le capacità industriali e il saper fare artigianale, «serve una capacità globale di fare distretto, di attirare grandi committenti, di fare sistema con il mondo dell'università e della ricerca applicata» aggiunge Romiti.

Su queste premesse, sottolinea, «la meccanica piemontese in grado di produrre componenti sempre più intelligenti, accanto alla capacità ingegneristica di sviluppare sistemi interi come il sistema motore o i sistemi per gli Uav, i velivoli senza pilota, potrà continuare a crescere e a rappresentare una eccellenza». I cinesi di Baic lo hanno capito bene. Giunti a Torino per imparare dal distretto automotive, hanno focalizzato l'aerospazio torinese e se hanno deciso di stabilizzarsi nel capoluogo subalpino lo si deve anche a questa scoperta.

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