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Conti correnti più cari: in media per Banca d’Italia il costo è salito a 80 euro annui

(Imagoeconomica)
(Imagoeconomica)

La spesa media per la gestione di un conto corrente è aumentata per il secondo anno consecutivo, attestandosi a 79,4 euro. Ammontava, infatti, a 77,6 euro nel 2016 e 76,5 nel 2015. È quanto emerge dalla consueta indagine condotta dalla Banca d’Italia sul costo dei conti correnti.

Dopo un quinquiennio di continua discesa dei costi partito nel 2010, quando per Bankitalia il costo annuo era superiore a 90 euro, nell’ultimo biennio le banche hanno quindi invertito la rotta. E anche la spesa di gestione dei conti correnti bancari on line, seppure significativamente più bassa rispetto ai c/c tradizionali, è cresciuta di 0,6 euro nel 2017.

L’ANDAMENTO DELLE SPESE NEL 2017
Spese di gestione dei conti correnti per componenti. Importi in euro

Le spese nel dettaglio
In particolare sono aumentate le spese fisse che ammontano a 52,8, principalmente per effetto dei canoni di base che in un anno sono aumentati di 3 euro. Apprezzabili, sebbene meno significativi, gli aumenti dei canoni per le carte di credito e di debito (complessivamente 0,8 euro); sono invece diminuite di 2,1 euro le spese legate a servizi residuali quali ad esempio la tenuta dei dossier titoli o la liquidazione periodica degli interessi.

Le spese variabili, pari a 26,6 euro, sono rimaste pressoché costanti, registrando
un aumento di poco più di 0,3 euro. Lievi aumenti sono attribuibili ai bonifici online (principalmente per un aumento del numero di bonifici effettuati), ai pagamenti automatici e ai servizi occasionali. Sono invece diminuite le spese di scritturazione contabile delle operazioni effettuate presso gli sportelli, a loro volta dipendenti dalla minore operatività effettuata presso questi ultimi.

Il dettaglio delle spese
Importi in euro

I rincari delle Poste
Nel 2017 è aumentata anche la spesa di gestione di un conto corrente postale, balzata di 2,1 euro per arrivare a sfiorare in media 50 euro annui, esattamente 49,8 euro. Un aumento legato, analogamente ai conti bancari, prevalentemente ai maggiori oneri per i canoni di base (0,5 euro) e le carte di debito (0,8 euro); è aumentata pure la spesa legata a servizi residuali quali la tenuta dei dossier titoli o la liquidazione periodica degli interessi.

La forbice dei tassi
Nel 2017 è aumentata la giacenza media di 270 euro per assestarsi in media a 5.543 euro e le remunerazioni, pressoché nulle, sono rimaste invariate e pari allo 0,1 per cento. Da segnalare che il 77,2% dei clienti non ha registrato scoperti di conto o sconfinamenti nel corso dello scorso anno. Con riferimento agli oneri sulle aperture di credito in conto corrente, la spesa relativa alla messa a credito accordato. Le commissioni unitarie di istruttoria veloce (CIV), applicate sugli sconfinamenti sono diminuite per i conti affidati (da 25,5 a 22,4 euro), rimanendo invariate per i conti non affidati (intorno a 19,3 euro).

La percentuale di clienti esentati dal pagamento di commissioni sugli affidamenti e gli scoperti di conto è cresciuta dal 39 al 43 per cento per i clienti affidati; relativamente ai clienti non affidati, la percentuale di quelli esentati dal pagamento di commissioni sugli scoperti di conto è passata dal 77 all'80 per cento. I clienti esentati dal pagamento della CIV tendono a sconfinare più raramente, per un minore importo e per una durata inferiore; sono tuttavia più elevati gli interessi corrisposti sugli sconfinamenti e gli scoperti di conto.

Le prime reazioni
«Una pessima notizia, anche se l’aumento temiamo sia sottostimato - afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori -. Un dato negativo specie perché a peggiorare sono i canoni base, che colpiscono soprattutto il cliente medio, che non fa un numero di operazioni elevate».

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