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Per gli Eltif gli incentivi fiscali non raddoppiano

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Per gli Eltif gli incentivi fiscali non raddoppiano

Alla fine l’incentivo fiscale per gli Eltif è arrivato, ma solo a metà. Nel dare il via libera al maxi emendamento presentato dal Governo al Decreto Crescita, la commissioni Bilancio e Finanze della Camera ha approvato anche l’articolo 36-bis che prevede misure per favorire i fondi di investimento europei a lungo termine, ma non l’atteso doppio beneficio fiscale.

L’unico elemento di appeal fiscale previsto è la detassazione dei capital gain (come per i Pir) per le persone fisiche che investono negli Eltif somme per un ammontare massimo di 150mila euro annui e 1,5 milioni complessivi. Un’agevolazione che entrerà in vigore solo nel 2020 e in via sperimentale, «ma l’obiettivo è sicuramente quello di estendere i benefici alle persone giuridiche» ha affermato l’onorevole Giulio Centemero, relatore al Dl Crescita e capogruppo della Lega in Commissione Finanze.

Viene quindi meno l’ipotesi di concedere anche la detrazione Irpef del 30% della somma investita negli Eltif per le persone fisiche e la deduzione Ires del 30% per le persone giuridiche, per mancanza di copertura finanziaria.

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Del resto neanche l’industria del risparmio gestito sperava di arrivare ad ottenere il “doppio aiuto”, consapevole delle difficoltà del bilancio dello Stato.

L’agevolazione prevista, oltre ad entrare in vigore fra un anno, ricorrerà solo a determinate condizioni: mantenere l’investimento per almeno 5 anni, il patrimonio raccolto da ciascun gestore non dovrà superare i 200 milioni all’anno, con un tetto di 600 milioni nel complesso, investire almeno il 70% del patrimonio in imprese italiane o residenti in uno Stati Ue, che non operano nel settore finanziario, quotate e non quotate, ma con una capitalizzazione di mercato inferiore a 500 milioni di euro. L’obiettivo è di incanalare il risparmio verso investimenti nell’economia reale.

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