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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2013 alle ore 20:15.
L'ultima modifica è del 17 ottobre 2013 alle ore 20:49.

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David LordkipanidzeDavid Lordkipanidze

L'analisi di un fossile scoperto nel 2005 rivoluziona la storia dell'evoluzione umana: secondo quanto scrive la rivista Science, che dedica all'argomento la copertina, l'umanità deriva da un'unica specie. L'Homo habilis e l'Homo erectus, le due specie umanoidi da cui si ritiene sia disceso l'uomo moderno, non sarebbero infatti distinte.
A fare questa scoperta è stato un gruppo coordinato dal paleoantropologo David Lordkipanidze, del Museo Nazionale Georgiano a Tbilisi. Le ricerche di Lordkipanidze diedero i loro primi frutti già nel 1991, quando scoprì a Dmanisi in Georgia una mascella appartenente a un ominide vissuto 1,77 milioni di anni fa, quasi 800mila anni prima della data in cui si riteneva che i nostri progenitori fossero migrati dall'Africa verso l'Europa.

L'identificazione di quel primo fossile fu problematica. Se alcuni ritenevano di poterlo assegnare alla specie Homo erectus, il nostro antenato più vicino, altri ritenevano che le sue caratteristiche fossero troppo primitive, e appartenessero all'ancora misterioso periodo di transizione tra l'australopiteco e l'uomo.

Successivamente nella stessa area sono stati ritrovati diversi altri fossili. Contrariamente a quanto avviene di solito, non si trattava solo di crani, ma di scheletri completi. Le loro caratteristiche, però, hanno continuato a lasciare perplessi i paleoantropologi. Si trattava di umanoidi bassi (circa un metro e cinquanta di altezza) e dal cranio piccolo (600-750 cm3), per molti versi più simili al più primitivo Homo habilis che all'Homo erectus, sebbene altre caratteristiche fossero più vicine a quest'ultimo. L'appartenenza all'una o all'altra specie avrebbe avuto conseguenze molto importanti, perché avrebbe potuto spostare la data dell'apparizione dell'Homo erectus in Europa.

La soluzione che ora propone il gruppo di Lordkipanidze è per certi versi salomonica: Homo habilis e Homo erectus non sono due specie distinte, ma un'unica specie, al cui interno si verificava un'ampia variabilità dei tratti somatici che aveva finora tratto in inganno gli studiosi. A portare a questa conclusione è stato in particolare lo scheletro di un ominide scoperto a Dmanisi nel 2005. I suoi resti combinano caratteristiche mai osservate tutte insieme in un ominide: scatola cranica piccola, faccia lunga e grandi denti. Per questo può essere paragonato a fossili di Homo di varia provenienza: a quelli scoperti in Africa e risalenti a circa 2,4 milioni di anni fa, come ad altri scoperti in Asia e in Europa, datati nel periodo compreso fra 1,8 e 1,2 milioni di anni fa. La mascella è come quella dell'Homo habilis, mentre le spesse arcate sopraccigliari sono dell'Homo erectus. Per Christoph Zollikofer, del Museo di Zurigo che ha partecipato al lavoro, la variazione dei tratti scoperta nell'ominide di Dmanisi non è maggiore di quella che si può trovare tra cinque esseri umani moderni o cinque scimpanzé.
Se la teoria di Lordkipanidze non troverà opposizione, andrà indubbiamente riscritta gran parte della storia delle origini della nostra specie.

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