Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2014 alle ore 12:37.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2014 alle ore 11:28.

My24

Sono state depositate in cancelleria le motivazioni della sentenza con cui i giudici della Consulta, lo scorso 4 dicembre, hanno stabilito l'incostituzionalità della legge elettorale meglio nota come "Porcellum". I giudici, riuniti dalle 16.30 di questo pomeriggio per l'esame delle motivazioni la cui stesura è stata affidata al giudice relatore Giuseppe Tesauro, hanno fornito un quadro di indirizzo per il legislatore per la stesura di una nuova legge. Hanno definito infatti «distorsivo» il premio di maggioranza previsto dal Porcellum perché «foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione» non imponendo «il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista». E hanno aperto alle liste bloccate corte previste dal modello spagnolo. Senza bocciare gli altri due modelli messi in campo da Renzi: Mattarellum corretto e doppio turno sul modello dei sindaci. Anche perché «non c'è un modello di legge elettorale imposto dalla Corte Costituzionale».

Dalla sentenza un proporzionale già applicabile con una preferenza
Così come anticipato dal Sole 24 Ore il 4 dicembre, se il Parlamento non si muoverà a breve, l'effetto della sentenza non sarà la reviviscenza del Matterellum come molti speravano bensì un sistema simile a quello in vigore nella Prima repubblica, fino alle elezioni del 1992: un proporzionale con la possibilità di esprimere una preferenza.
La legge elettorale che rimane in vigore consiste in «un sistema proporzionale depurato del premio di maggioranza» evidenzia la Corte Costituzionale per la quale «non rientra tra i compiti di questa Corte valutare l'opportunità e/o l'efficacia di tale meccanismo, spettando ad essa solo di verificare la conformità alla Costituzione delle specifiche norme censurate e la possibilità immediata di procedere ad elezioni con la restante normativa». Per quanto riguarda la possibilità per l'elettore di esprimere un voto di preferenza, «eventuali apparenti inconvenienti, che comunque non incidono sull'operatività del sistema elettorale», scrive la Corte, «possono essere risolti mediante l'impiego degli ordinari criteri d'interpretazione» e «mediante interventi normativi secondari». Ossia semplici regolamenti.

Le norme incostituzionali
La Corte costituzionale aveva dichiarato il 4 dicembre l'illegittimità costituzionale sia del meccanismo del premio di maggioranza che scatta a prescindere dai voti raccolti (a livello nazionale alla Camera e regione per regione al Senato) sia del meccanismo delle liste bloccate «nella parte in cui non consentono all'elettore di esprimere una preferenza».

Distorsivo premio maggioranza senza soglia
In particolare, il premio di maggioranza previsto dal Porcellum, spiegano oggi i giudici della Consulta nelle motivazioni della sentenza, «è foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione» e può produrre «una distorsione», perchè non impone il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista». Non solo. La norma «non è proporzionata» rispetto all'obiettivo perseguito, quale è quello della stabilità del governo del Paese e dell'efficienza dei processi decisionali.

Apertura al modello spagnolo con liste bloccate corte
Tra le novità più importanti delle motivazioni le prescrizioni su preferenze e i listini fissi: infatti questi sono ammessi nella misura in cui propongono pochi nomi all'elettore. Ciò significa che il modello spagnolo (proporzionale con piccole circoscrizioni ciascuna delle quali elegge un minimo di quattro e un massimo di cinque deputati) non è censurato dalla Corte, a differenza delle liste bloccate lunghe previste dal Porcellum che «rendono la disciplina in esame non comparabile né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per parte dei seggi, né con altri» che prevedono un «numero dei candidati talmente esiguo da garantire l'effettiva conoscibilità degli stessi».

Effetti solo da nuove elezioni
L'incostituzinalità del Porcellum non significa per la Corte decadenza del Parlamento.
«È evidente che la decisione che si assume, di annullamento delle norme censurate, avendo modificato in parte la normativa che disciplina le elezioni per la Camera e per il Senato, produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale» scrivono i giudici della Consulta. Le ultime elezioni svolte con il Porcellum costituiscono infatti «con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti. Del pari, non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali».

Prevale continuità organi Stato,Camere non cessano di operare
«Il principio fondamentale della continuità dello Stato non è un'astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità in particolare dei suoi organi costituzionali: di tutti gli organi costituzionali, a cominciare dal Parlamento», scrivono ancora i giudici. Che spiegano: «Le Camere sono organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare».

Riforma elettorale, Boschi (Pd): ora no alibi
Sul fronte parlamentare, l'appuntamento è per il 27 gennaio, quando la riforma della legge elettorale approderà in Aula alla Camera. Per Maria Elena Boschi, responsabile Riforme del Pd «dopo il deposito delle motivazioni della sentenza della Consulta non ci sono più alibi, possiamo, anzi dobbiamo procedere spediti per riformare la legge elettorale»

Commenta la notizia