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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2014 alle ore 19:12.

Il sovraffollamento delle carceri potrebbe costare caro all'Italia: per l'esattezza, una cifra «tra i 50 e i 100 milioni di euro l'anno», destinata a risarcire i detenuti costretti a vivere dietro le sbarre in condizioni poco dignitose. A fare la stima - superiore a quelle circolate negli ultimi mesi - è il ministro per la Giustizia, Andrea Orlando, in trasferta a Strasburgo per incontrare le autorità del Consiglio d'Europa e della Corte europea dei diritti dell'uomo che da anni monitorano i ritardi della nostra giustizia e l'emergenza carcere.
Trattamenti differenziati per i detenuti in condizione di ricorrere alla Cedu
Al centro dei colloqui, le misure strutturali messe in campo da via Arenula per adeguarsi entro maggio alla sentenza "Torreggiani" della Corte di Strasburgo, che ha censurato proprio le condizioni inumane dei nostri penitenziari, ben al di sotto degli standard europei. Le proposte sottoposte al vaglio del Consiglio d'Europa dal Guardasigilli per evitare «ricadute drammatiche sul nostro sistema giudiziario e sul nostro bilancio» e rimediare alle situazioni illegali ruotano intorno alla previsione di trattamenti differenziati per i detenuti soggetti a condizioni di detenzione poco rispettose dei diritti umani, e quindi nella condizione di presentare ricorsi, o con ricorsi pendenti.
«Non necessari» provvedimenti eccezionali come amnistia e indulto
Tra le misure di carattere amministrativo allo studio del governo anche «il rimpatrio dei detenuti stranieri» nel rispetto delle convenzioni internazionali. Quanto all'ipotesi di promuovere una amnistia o l'indulto per far fronte all'emergenza, Orlando ha ribadito di non ritenere necessari «provvedimenti eccezionali», perchè «da qui a maggio ci sono le condizioni per affrontare la questione in via ordinaria e determinare un equilibrio nel sistema oltre maggio».
No all'ipotesi di risarcimenti per ogni giorno di cella "fuori standard"
Esclusa invece l'ipotesi, circolata alla vigilia del viaggio a Strasburgo, di un mini-risarcimento pecuniario da corrispondere agli ex detenuti per ciascun giorno passato in celle sotto gli standard minimi. «La via pecuniaria non può essere considerata quella principale - ha spiegato il ministro - perché riteniamo che nella gran parte dei casi il tipo di risarcimento che lo Stato deve dare, debba essere quanto più possibile finalizzato a un modo diverso di eseguire la pena residuale.» In questa prospettiva il ministro ha escluso che l'Italia stia conducendo una trattativa per rimediare alle situazioni di illegalità in cambio di pagamenti, una sorta di «baratto» nelle parole del ministro, che è apparso su alcuni articoli di stampa ma che il ministro nega «in modo categorico».
Sovraffollamento, dimezzati i numeri dell'emergenza
Gli incontri di Strasburgo hanno anche permesso al ministro di fare il punto sui "numeri" dell'emergenza: al momento, i detenuti in condizioni di sovraffollamento sarebbero circa 10mila, la metà rispetto al numero registrati dalla sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo che a gennaio 2013 ha condannato l'Italia per violazione dei diritti dei detenuti. «Avevamo una forbice di quasi 20.000, che attualmente è dimezzata. Con i provvedimenti che il Parlamento ha già all'esame, il gap si può ulteriormente ridurre», ha concluso Olando.
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